Salta la presenza del premier Matteo Renzi oggi ad Amici di Maria De Filippi su Canale 5. A quanto si apprende, alla base della decisione ci sarebbe un’indicazione dei vertici Mediaset, preoccupati per il rispetto della par condicio, che vieta la presenza di politici negli show di intrattenimento.
Alla vigilia di una settimana decisiva, con un susseguirsi di riunioni dentro il Pd e in commissione, il premier apre a modifiche, in particolare sull’indicazione dei senatori tra i consiglieri regionali. E torna a tendere la mano anche a Silvio Berlusconi: “E’ giusto ascoltare tutti”. Una disponibilità, non una mediazione, chiariscono i suoi ricordando il decisionismo del premier, che punta ad incassare l’ok al Senato delle Autonomie almeno in commissione “anche se – mette la mani avanti il premier – non mi impicco per una settimana di differenza”. La campagna elettorale per le europee è entrata ufficialmente nel vivo. Ma Renzi, pur accusando il Cavaliere e Beppe Grillo di essere “due facce della stessa medaglia” negli attacchi al governo, prova a preservare il cammino delle riforme. Anche perché i “passi avanti”, elenca ospite di Lucia Annunziata a ‘In 1/2 ora’, sono stati fatti sull’abolizione del Cnel, condivisa da tutte le forze politiche, e sul titolo V. Sul superamento del bicameralismo, invece, ammette il pit stop con “una parte ampia che vuole eleggere direttamente i senatori tra i consiglieri regionali e un’altra parte che vuole che i consiglieri regionali eleggano chi va in Senato”.
Davanti a questo muro di resistenze e di diktat, allora il leader Pd preferisce mettere davanti l’obiettivo grosso della “la riscrittura totale della Carta e la riduzione del numero dei parlamentari”. E apre come “punto di mediazione” alla proposta del lettiano Francesco, non lontanissima dal lodo Calderoli: i consiglieri individuano al proprio interno chi farà il senatore. L’obiettivo del premier è arrivare mercoledì in commissione con un testo base quanto più condiviso. Per questo il primo passo è tutto rivolto alla pancia del partito, ad assorbire con piccole correzioni i dubbi della minoranza per isolare i pasdaran come Vannino Chiti. E lo farà con il suo stile, ribattendo a chi tra i dem lo accusa “di non essere di sinistra e di portare avanti le riforme in modo autoritario” che l’impianto della riforma del Senato ricalca proposte avanzate sia ai tempi dell’Ulivo e poi del governo Prodi. Addirittura, incalza, anche Enrico Berlinguer che “voleva il superamento del bicameralismo”. Il nodo dei tempi, riuscire a rispettare il timing annunciato al momento della nascita del governo, c’è eccome. Ma il premier, davanti alle fibrillazioni, fa capire che è pronto a mettere il successo delle riforme davanti alla campagna elettorale. Anche perché, racconta, “i cittadini mi incoraggiano a non mollare e a non scoraggiarmi”.
Gli risponde Berlusconi. Non ho mai detto di aver rotto il patto” con Renzi. Lo afferma Silvio Berlusconi ospite della trasmissione Domenica Live. “Le riforme se si potranno fare con altri e se cioè la sinistra dovesse arrivare a cambiare completamente il suo atteggiamento ultimi 20 anni io sarò lieto di poterle fare con loro se sono quelle che servono al paese. Tra l’altro alcune di quelle le avevamo fatte noi nel 2005 e poi sono state tolte con referendum sciagurato appoggiato dalla sinistra”, ha detto Berlusconi.
“Questo paese non è veramente governabile e non ha mai potuto fare la riforma dell’assetto costituzionale dello Stato e per fare altre riforme come quella della burocrazia, quella contro l’oppressione fiscale e la riforma delle riforme quella della giustizia”: così Berlusconi ospite di Domenica Live.
“Bisogna arrivare all’elezione del presidente della Repubblica da parte di tutti i cittadini e non nel chiuso di uno stanza dai segretari di partito”, ha aggiunto Berlusconi.
“Non c’è altro modo per abbassare le tasse che tagliare la spesa pubblica, noi abbiamo indicato dove ma non sempre è stato possibile farlo perché contro di noi c’è stato lo schieramento dei sindacati e dell’opposizione di sinistra con ha seguito la strada del tanto peggio tanto meglio”. Così Silvio Berlusconi, ospite di Domenica Live su Canale 5. “Ora vogliono consegnarci alla damnatio memoriae – sostiene – parlando dei 9 anni dei 20 anni in cui abbiamo governato come fallimento come se noi non avessimo fatto nulla ed invece io ho qui le 40 riforme fatte in 9 anni di governo. Abbiamo fatto più noi in 9 anni che tutti i 50 governi dal ’48 ad oggi mentre la sinistra ne ha fatte solo 5 che sono controriforme”.
“Renzi è sicuramente simpatico, molto simpatico, è un grande comunicatore ha molto coraggio ha una capacità di lavoro che mi ricorda la mia alla sua età ma è espressione della sinistra che ha come vangelo quello di aumentare le spese e per farlo aumentare le tasse”, ha detto Berlusconi a Domenica Live “E’ – aggiunge – da 64 giorni a palazzo Chigi e sono già aumentate le tasse sulla casa che saranno 32-34 miliardi, tre volte quelle che c’erano quando abbiamo lasciato noi. Ha messo un aumento importante sugli interessi dei conti correnti bancari e postali dal 20% al 26% esattamente un punto di più della media europea e poi altre cose che fanno sì che la tendenza della sinistra continua anche in lui”.
“Chi vota cinque stelle non è solo amareggiato ma arrabbiatissimo e segue Grillo che è uno sfascia carrozze senza una risposta e senza un programma che urla solo e che ha mandato altrettanti urlatori in Parlamento. Il 46% di coloro che hanno votato per lui secondo un sondaggio si dice deluso e disgustato”: così Berlusconi a Domenica Live.
“Guardando alle prossime elezioni nazionali che secondo me sono necessarie tra un anno-un anno è mezzo, i moderati delusi si rendano conto che devono interessarsi del nostro comune destino non possono tirarsi indietro”, ha detto Berlusconi.