Alla sua prima uscita pubblica dopo le elezioni, ha scandito poche e semplici parole. Che per uno come lui, abituato a rimanere rigidamente all’interno degli steccati costituzionali, sono a tutti gli effetti una novità. “Avremo sempre bisogno di questa attitudine: del senso di responsabilità di saper collocare al centro l’interesse generale del Paese e dei suoi cittadini”. Sergio Mattarella le ha pronunciate al Quirinale, in occasione della Giornata delle donne. Ma quel messaggio, oltre che a loro, soprattutto a quelle parlamentari che negli anni hanno profuso il proprio impegno per l’approvazione di alcune leggi, il presidente della Repubblica lo ha rivolto ai partiti. Affinché lo stallo consegnatoci dalle urne, con due Camere senza maggioranza e l’impossibilità di formare un Governo se non ci sarà un accordo tra le forze in campo, venga superato. Anche perché l’altro ieri la Commissione europea ha già bussato alla porta col richiamo all’ordine sui conti pubblici.
Citofonare Nazareno – Fra tutti, però, quel monito al “senso di responsabilità” sembra avere un preciso destinatario: Largo del Nazareno, il Partito democratico alla prese con la chiusura dell’epoca renziana. Mattarella non ha digerito – così come pure Paolo Gentiloni – la disamina fatta lunedì in conferenza stampa dall’ex premier, che ha di fatto inserito il Colle tra i colpevoli della disfatta dem complice il non aver rispedito il Paese a votare nel 2017. Ma il capo dello Stato sa che adesso, piaccia o non piaccia, il Pd è l’ago della bilancia, e perciò dovrà scegliere da che parte schierarsi: trovare un accordo col M5s o col Centrodestra oppure riportare il Paese alle urne? Mattarella vorrebbe scongiurare quest’ultima ipotesi, mai verificatasi nella storia dell’Italia repubblicana, evitando di riportare i cittadini alle urne senza essere riusciti a trovare una (seppur scricchiolante) quadra. Così come sembra non prendere in considerazione l’ipotesi di un Esecutivo fra il M5s di Luigi Di Maio e la Lega di Matteo Salvini, che da soli basterebbero per formare una maggioranza. Ovvio che il messaggio spedito ieri dal Quirinale abbia squassato il Pd più di quanto non lo sia già.
Attendere prego – La prima reazione è arrivata da un pasdaran renziano come Luca Lotti. “Se vogliamo essere seri, siamo pronti come sempre ad ascoltare le parole del presidente Mattarella e il suo appello alla responsabilità. E forse anziché parlare del Pd – che ha perso e starà all’opposizione – è arrivato il momento di vedere cosa vogliono fare i vincitori Salvini e Di Maio”, ha scritto il ministro dello Sport su Facebook. Ma non tutti dentro al partito la pensano così. L’ala che fa capo al governatore della Puglia, Michele Emiliano, è aperturista ai 5 Stelle. E nei corridoi di Palazzo si vocifera di contatti in corso fra dem e pentastellati, che però al momento nessuno vuole portare sulla scena tenendoli dietro il sipario. Mattarella del resto sa che la partita si risolverà solo ai tempi supplementari e aspetta il primo test in calendario a fine mese, cioè quello dell’elezione dei presidenti delle due Camere. L’esempio spagnolo e tedesco insegnano che il tempo è galantuomo. Per questo al Colle l’ipotesi ‘fallimento’ non è neppure contemplata, anche per scaramanzia. Per adesso, tra un mese chissà.