La discesa in campo di Sergio Mattarella non è casuale. Arriva in un momento molto delicato per la candidatura di Roma a ospitare Expo 2030. Un evento da 50 miliardi. Il presidente della Repubblica è andato a Parigi per partecipare a un evento dedicato all’Esposizione universale. Un appuntamento per le diplomazie, con il quale Roma vuole provare a far cambiare idea alla Francia di Emmanuel Macron, che ha già detto di sostenere Riyad.
La vera avversaria della Capitale e sicura favorita. Tanto da potersi permettere uno schiaffo al Campidoglio con l’accordo per la sponsorizzazione da 25 milioni da parte della Riyadh Season dell’As Roma. La sfida comprende anche la coreana Busan, sulla carta più distante dalle altre due. L’impegno di Mattarella arriva quando il voto si avvicina e l’Italia mette in campo tutti gli sforzi possibili – non potendo contare su quelli finanziari sauditi – per portare a casa più voti possibile.
Il voto
Il 28 novembre si decide con il voto segreto di 179 Paesi in occasione dell’Assemblea generale del Bie (Bureau international des Expositions). Il voto sarà a scrutinio segreto e la regola è semplice: un Paese, un voto. Quindi un micro-Paese da poche migliaia di abitanti vale tanto quanto la Cina. Al primo scrutinio serve la maggioranza dei due terzi per aggiudicarsi la sfida, circa 120 voti.
Poi si esclude la terza e si va a un ballottaggio tra le prime due. A quel punto basta la maggioranza semplice e scatterebbe – se si riuscisse a evitare la sconfitta al primo turno – la sfida probabilmente tra Riyad e Roma, essendo molto probabile il terzo posto di Busan.
La sfida
Di recente l’Italia ha messo in campo ogni sforzo, come dimostra l’impegno in prima persona di Mattarella. Il presidente del comitato promotore della candidatura, Giampiero Massolo, spiega che l’Italia conta “sugli appoggi non scontati arrivati da parte di Paesi diversissimi”. L’opera di convincimento è passata anche per la Conferenza Italia-America Latina e Caraibi, a cui hanno partecipato 33 Paesi. Anche stavolta con il presidente della Repubblica. L’Italia può contare sul voto del Brasile, così come sul sostegno degli Usa. Non su quello della Francia, come detto, che può trascinarsi dietro diverse nazioni africane: far cambiare idea a Parigi sarebbe un colpaccio.
A favore di Roma gioca il fatto che ha ospitato l’evento per l’ultima volta negli anni Trenta del Novecento. Poi avrebbe dovuto farlo anche nel 1942, quando è stato costruito l’Eur, ma la guerra ha fatto annullare l’Esposizione. Fa da contraltare il fatto che Milano ha ospitato di recente – era il 2015 – l’Expo. Dall’altra parte, però, va detto che l’ultima edizione si è tenuta nel 2020 a Dubai. E di grandi eventi, non senza scandali, i Paesi del Golfo ne hanno ospitati anche altri, come il mondiale di calcio in Qatar. L’Expo 2025 si terrà a Osaka, in Giappone. Il che taglia molto probabilmente fuori la Corea.
L’Expo manca da tempo all’Europa, che non è più protagonista come in passato e questo potrebbe compattare il continente sulla candidatura di Roma. Riyad può contare sui voti di alcuni paesi africani e del Maghreb e da tempo il principe bin Salman sta facendo di tutto per accreditare il suo Paese. Impegnandosi in prima persona e contando su finanziamenti ingenti: solo per promuovere la candidatura il budget è di quasi 8 miliardi. Riyad sembra avere già più di 100 voti al primo scrutinio, mentre Roma si dovrebbe fermare sui 50, salvo sorprese. Per poi sperare in un ribaltone al ballottaggio.
Dove punta molto su un’alleanza con la Corea, tanto che i due Paesi sembrano aver stretto – nulla di ufficiale – un accordo in chiave anti-saudita. Infine, potrebbe pesare la crisi in Medio Oriente: la guerra tra Israele e Hamas può avere un ruolo, rallentando il procedimento di avvicinamento di Riyad all’Occidente. E assegnare oggi l’Expo all’Arabia Saudita potrebbe essere visto come un segnale sbagliato.