Più migranti e sicurezza che referendum. L’intervento di Sergio Mattarella alla cerimonia d’inaugurazione della 37esima edizione del Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini, è stato a 360 gradi, ma la consultazione popolare viene toccata solo in tangenziale. La maggior parte del suo discorso, invece, lo dedica alla lotta al terrorismo e alla battaglia contro la xenofobia.
“Nessuno può augurarsi – dice il Presidente della Repubblica – che si verifichino spostamenti migratori sempre più imponenti ma così rischia di avvenire se ci si illude di risolvere il problema con un “vietato l’ingresso” e non governando il fenomeno con serietà e senso di responsabilità. Ci può soccorrere, permettendo di governarlo in sicurezza, soltanto il principio che ci si realizza con gli altri. Che vuol dire far crescere – sul serio e presto – possibilità di lavoro e di benessere nei Paesi in cui le persone hanno poco o nulla, perché, in concreto, il loro benessere coincide pienamente con il nostro benessere”, ha detto il capo dello Stato, che aveva aperto il suo intervento rivolgendosi ai giovani. “L’attitudine dei giovani a diventare protagonisti della propria storia costituisce l’energia vitale di un Paese. Questa spinta vale più di qualunque indice economico o di borsa”, ha detto Mattarella, sottolineando che “tante nuove diseguaglianze stanno emergendo. Spesso sono proprio i giovani a pagarne il prezzo più alto. Occorre ricominciare a costruire ponti e percorsi di coesione e sviluppo. Occorre rendersi conto che vi è un destino da condividere. Stiamo parlando di condivisione dei benefici e delle responsabilità; e anche delle difficoltà. Condivisione dei diritti e dei doveri. Della memoria del nostro popolo e del suo sguardo verso il futuro”.
Ed è anche per questo che per il capo dello Stato, “in un tempo di cambiamenti epocali come il nostro è necessario prestare attenzione e dar spazio alla visione dei giovani. Senza farci vincere dalle paure. Dalle paure antiche e da quelle inedite. Attenti a non cadere nell’errore di ritenere nuove false soluzioni già vissute e fallite nel breve Novecento. Non ci difenderemo alzando muri verso l’esterno, o creando barriere divisorie al nostro interno. Al contrario”.
C’è, come detto, un passaggio che, seppur implicitamente, lascia pensare al referendum d’ottobre. Il capo dello Stato, infatti, ha fatto riferimento al fatto che le Istituzioni hanno comunque bisogno di essere “aggiornate”. “La Repubblica ha consentito rinnovamento e maturazione, ha permesso un ampliamento delle basi democratiche e il radicamento della democrazia nella cultura nazionale. È bene tenerlo presente, anche per il futuro, dal momento che le democrazie hanno sempre bisogno di essere aperte allo spirito del tempo, di inverarsi nelle diverse condizioni della storia, di accogliere nelle loro istituzioni le innovazioni e le forze vive, di aggiornarsi per rappresentare sempre meglio le istanze popolari e, insieme, per rispondere con efficacia alle domande nuove di cittadinanza che la società pone alle istituzioni”.
Le parole del presidente hanno provocato la feroce replica di Matteo Salvini, il leader della Lega che arriva a definire il capo dello Stato “complice degli scafisti“. “Mattarella anche oggi predica accoglienza, invita a costruire ponti, dice che non si può vietare l’ingresso agli immigrati. Buono? No, complice di scafisti, sfruttatori e schiavisti. L’anno scorso 107.000 italiani (22.000 giovani) sono scappati all’estero per lavorare, ma Mattarella preferisce preoccuparsi dei clandestini”, ha scritto Salvini su Facebook dove lanciando persino l’hastag #mattarellaclandestino.