Neppure il tempo di ufficializzare l’offerta per fondere l’ex Fiat, ora Fca, e Renault, che già arriva il semaforo verde all’operazione dal governo francese, “favorevole” a questo nuovo sodalizio industriale sull’asse Roma-Parigi. Un progetto di fusione che dovrebbe portare alla nascita del terzo gruppo mondiale dell’auto. Il via libera a livello dei governi è tutt’altro che secondario, soprattutto se c’è di mezzo la Francia, che quando rischia di perdere il controllo di una sua azienda ricorre tradizionalmente a strumenti di protezione, come è avvenuto di recente nel caso dei cantieri navali di Saint-Nazaire, fatti sudare sette camice a Fincantieri.
Anche nelle operazioni tra gruppi esclusivamente privati e non in settori strategici per la sicurezza nazionale, come può essere l’industria degli occhiali, Leonardo Del Vecchio ha appena toccato con mano con la fusione di Luxottica ed Essilor la gelosia dei francesi nel cedere il controllo delle loro attività economiche. Per il momento Parigi sembra accontentarsi della promessa che la fusione tra i due colossi dell’auto non comporterà la soppressione di alcuno stabilimento sia in Francia che in Italia, ma la progressiva e totale riconversione della produzione verso la trazione elettrica non lascia immaginare esattamente questo scenario, almeno nel medio-lungo periodo.
La proposta di fusione tra i due gruppi, presentata stamattina formalmente dai rispettivi Cda di Fca e Renault, si estenderebbe successivamente ai marchi già controllati dai francesi, Nissan e Mitsubishi. A guidare tutto sarebbe una nuova società di diritto olandese, le cui azioni verrebbero ridistribuite al 50 per cento tra i soci Fca e al 50 per cento restante a quelli di Renault. Per dare un’idea delle dimensioni di questo colosso basti ricordare che Renault ha chiuso il 2018 con ricavi per 57,4 miliardi di euro e la vendita di 3.884.285 veicoli nel mondo, raggiungendo un livello record. Ha 183mila dipendenti in 37 Paesi con una rete di 36 stabilimenti.
Il gruppo francese ha un debito finanziario di 53,1 miliardi di euro e per il 2018 ha distribuito agli azionisti un dividendo di 3,55 euro per azione. Proprio in merito ai soci, al 31 dicembre 2018, come risulta dai documenti ufficiali di Renault, lo Stato francese ha in mano il 15,01% del capitale (con il 28,6% dei diritti di voto), Nissan ha il 15% (senza diritti di voto), il fondo pensione Daimler ha una quota del 3,10% (5,91% dei diritti di voto), il fondo dei dipendenti ed ex dipendenti il 2,44% (4,14%), una quota dell’1,71% e’ in Treasury stock, mentre il flottante è pari al 62,74%.
Il gruppo Renault controlla i marchi Renault (2.532.567 veicoli venduti nel 2018), Dacia (700.798 unità), Rsm (Renault Samsung Motors con 84.954 unità), Alpine (2.091 unità) e Lada (398.282 unità). Nel 2018, grazie ai risultati di vendita raggiunti, il gruppo Renault si è confermato per il terzo anno consecutivo il primo produttore francese di auto. Per Renault il primo mercato è la Francia, con oltre 680mila immatricolazioni nel 2018 e una quota di mercato del 26,2%, seguono la Russia (497mila unità) e la Germania (235mila unità). L’Italia è il sesto mercato per il gruppo Renault, dove nel 2018 ha registrato oltre 208mila immatricolazioni, con una quota di mercato del 9,98%.