La prima pagina del Fatto Quotidiano non ha portato bene a Nicola Morra. Tra i Cinque Stelle, del resto, c’è chi si dice certo che su quel titolo sparato a cinque colonne (“Mezzo M5S parla come B.”) siano rimaste stampate proprio le impronte digitali del presidente della commissione Antimafia. Un titolo che, dopo la ferita aperta dalla burrascosa assemblea dei senatori di martedì, ha gettato altra benzina sul fuoco all’interno del Movimento.
Al punto che, ieri mattina, davanti agli occhi increduli dei cronisti e dei parlamentari presenti, mentre in Aula si discuteva il ddl costituzionale per il taglio dei parlamentari, di fronte alla buvette di Palazzo Madama è andato in scena il secondo round. Con un acceso confronto-scontro tra lo stesso Morra e alcuni colleghi Cinque Stelle al primo mandato.
Tra loro, Ugo Grassi, professore universitario di diritto civile e componente della Giunta del regolamento del Senato, ed Elvira Lucia Evangelista, avvocato e membro della Giunta delle elezioni e delle immunità del Senato. Dove, proprio oggi, riprenderà l’esame della richiesta di autorizzazione a procedere del Tribunale dei ministri di Catania nei confronti del ministro dell’Interno, Matteo Salvini, per lo spinoso caso della Diciotti.
Sono proprio loro, le nuove leve, ad essere finite nel mirino di Morra. Ma che non hanno alcuna intenzione di accettare in silenzio l’accusa di voler “snaturare il Movimento”, di essere troppo “contaminanti” e “istituzionali” da chi vorrebbe “abolire la Cassazione” (frase, quest’ultima, attribuita proprio a Morra dal Fatto) rivolta loro dal presidente dell’Antimafia. Che, con il suo j’accuse, ha consentito al quotidiano diretto da Travaglio di tacciarli di berlusconismo.
La classica goccia che ha fatto traboccare il vaso innescando il duro faccia a faccia in pubblico, poi proseguito in privato in una stanza attigua al Transatlantico, tra Morra e le nuove leve, alla presenza di altri colleghi del Movimento, tra i quali Elio Lannutti e Primo Di Nicola.
Cosa si siano detti a porte chiuse non è dato sapere, ma i rilievi sollevati nei confronti del presidente dell’Antimafia da diversi senatori M5S non sono un mistero. “Morra continua a sostenere la purezza del Movimento, in nome della quale, a suo avviso, i Cinque Stelle non avrebbero dovuto neppure partecipare alla formazione del Governo – è il ragionamento di molti tra le nuove leve -. Allora ne tragga le conseguenze: se il Movimento non doveva partecipare al Governo, allora rinunci alla presidenza della commissione Antimafia che ha fortemente voluto e che ha potuto ottenere proprio in forza dell’intesa con la Lega per la nascita dell’Esecutivo Conte”.
Insomma, un faccia a faccia burrascoso, una frattura difficile da ricomporre, almeno in tempi rapidi, e che di certo non è passata inosservata ai piani alti del Movimento. Dove più di qualcuno ha letto, nel j’accuse di Morra alle nuove leve, un vero e proprio attacco a Luigi Di Maio.
Resta in ogni caso il nodo della posizione M5S da tenere prima in Giunta e poi in Aula sull’autorizzazione a procedere contro Salvini. Mentre si rafforza, anche sulla scia dei sondaggi (7 elettori M5S su 10 contrari al processo a Salvini secondo Gpf per La Notizia), l’orientamento a respingere la richiesta del Tribunale dei ministri, rimane sul tavolo anche l’opzione di sottoporre la questione al voto degli iscritti sulla piattaforma Rousseau.