Trascorso oltre un anno dall’inizio della pandemia e dalla caccia disperata ai dispositivi di protezione, di cui in Italia se ne trovavano ben pochi, non cessano gli scandali legati proprio alle mascherine. Su ordine della Procura della Repubblica di Gorizia, la Guardia di finanza ieri ne ha sequestrate oltre 60 milioni, che giacevano da mesi nei magazzini delle Aziende sanitarie di tutta Italia, a disposizione del personale. Si tratta in larga parte di dispositivi di tipo Ffp2, considerati non conformi alle normative vigenti e pericolose per la salute.
I Dpi oggetto dell’inchiesta sono stati prodotti in Cina ed erano stati bloccati nello scorso mese febbraio, durante un’indagine portata avanti dalle Fiamme gialle della compagnia di Gorizia: “L’inchiesta era nata con il sequestro di 1,5 milioni di pezzi nelle Aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia – specifica il procuratore di Gorizia, Massimo Lia – e grazie ai campionamenti effettuati, che hanno evidenziato una notevole difformità sulla capacità di filtraggio rispetto a quanto dichiarato e a quanto prevede la norma sulle mascherine Ffp2, si è deciso di allargare il provvedimento cautelativo a tutta la nazione”.
Le mascherine sequestrate sono un residuo di forniture, per circa 250 milioni di pezzi, ereditato dalla precedente gestione della struttura commissariale per l’emergenza Covid-19. Le analisi di laboratorio hanno evidenziato che in alcuni casi la capacità filtrante era dieci volte inferiore rispetto a quanto dichiarato, con conseguenti rischi per il personale sanitario che le aveva utilizzate nella falsa convinzione che potessero garantire un’adeguata protezione.
La Procura di Gorizia ha inoltre disposto la perquisizione dei locali di Invitalia e i finanzieri stanno acquisendo documentazione e dati informatici, per ricostruire le responsabilità nella catena di approvvigionamento e verificare quante mascherine della stessa tipologia siano state impiegate o sono tuttora in uso su tutto il territorio nazionale.
L’attuale staff del Commissario per l’emergenza ha fornito piena collaborazione alle Fiamme gialle e al momento, come specificato dallo stesso procuratore di Gorizia, non vi sono indagati. “Stiamo ricostruendo – ha affermato il magistrato – le modalità e i soggetti che hanno partecipato all’acquisizione e alla commercializzazione dei dispositivi di protezione individuale. Ora procederemo con ulteriori comparazioni”.