Ieri è stata presentata la proposta di legge regionale sul fine vita nel Lazio. Claudio Marotta, consigliere di Verdi e Sinistra, è il primo firmatario insieme a Tidei (Iv) della norma sottoscritta anche da Pd e M5S: cosa prevede la vostra proposta?
“La proposta va ad integrare il dettato della sentenza della Corte costituzionale su dj Fabo. In particolare, la sentenza ha sancito che ogni cittadino ha diritto all’accesso al trattamento di fine vita medicalmente assistito. La sentenza determina le quattro stringenti condizioni in cui il malato deve trovarsi dal punto di vista sanitario per richiedere l’accesso a tale diritto, che noi riprendiamo nella proposta: il malato deve essere affetto da patologia irreversibile, che deve essere fonte di sofferenze fisiche o psicologiche intollerabili, deve essere tenuto in vita attraverso sostegno vitale e deve essere capace di prendere decisioni libere e consapevoli. Quando ci sono queste condizioni può richiedere l’aiuto al suicidio. Il problema è che a fronte di questa sentenza il Parlamento avrebbe dovuto legiferare per dettare tempi e modalità attraverso cui si accede al diritto. L’assenza di una legge nazionale ha fatto sì che ogni Asl che si è trovata ad avere a che fare con individui che chiedevano l’accesso, ha dovuto operare senza avere tempi e modalità certe. Quindi la nostra legge ribadisce i requisiti della Corte, istituisce una commissione medica multidisciplinare permanente e detta una procedura certa, stabilendo tempi certi con il procedimento di verifica dei requisiti che si deve concludere entro il termine complessivo di venti giorni dalla presentazione dell’istanza”.
Cosa sta facendo la maggioranza di destra in Regione: sta cercando di affossare la proposta?
“La proposta è stata inviata tre mesi fa, l’abbiamo presentata ieri al pubblico definendo anche gli obiettivi. Noi abbiamo difficoltà sull’attività legislativa perché le proposte di legge dell’opposizione ancora non sono mai state calendarizzate. Abbiamo convocato la conferenza stampa per lanciare un appello al presidente del Consiglio regionale, Antonio Aurigemma, affinché la legge venga incardinata in commissione: pensiamo che il Consiglio regionale del Lazio non possa non assumersi la responsabilità di avviare velocemente la discussione sul tema. Noi invitiamo tutte le forze politiche a un dibattito nel merito, fuori da ogni irrigidimento e per sovvertire gli ordini di scuderia, lasciando a ciascuno la possibilità di far emergere la propria sensibilità. Il nostro invito è di far calare il velo di ipocrisia sul tema. Quando la politica non vede i fenomeni della società – ce lo insegna l’aborto – poi non è che non esistono sistemi per accedere a tali trattamenti”.
Ci sono state aperture da parte della maggioranza sulla vostra proposta?
“Innanzitutto sono contento che in conferenza stampa ha portato il suo saluto anche Nazzareno Neri di Noi Moderati, un segnale di attenzione per cui vogliamo ringraziarlo. Poi voglio dire alcune parole: qualcuno vuole far passare il messaggio, scorretto e sbagliato, che questa legge voglia autorizzare il fine vita, ma non è così perché questa possibilità esiste già. Noi amministratori siamo chiamati a dare risposte certe ai cittadini. E sono parole non mie ma di un governatore di destra come Zaia. Ci auguriamo che anche qui nel Lazio non ci sia una torsione ideologica su questo tema”.
Le Regioni potrebbero supplire alla mancanza di una norma nazionale sul tema introducendo regole diverse: crede che ci sia il rischio di caos o contenziosi?
“Abbiamo inserito nel testo la previsione che le Regioni si conformino a un’eventuale disciplina statale: qualora il Parlamento trovasse il coraggio di legiferare, questa legge verrebbe assorbita dalla legislazione nazionale. Non credo ci sia rischio di contenziosi, mentre oggi sono esposte le nostre aziende sanitarie locali chiamate a operare in tempi e modi opachi. Non pensiamo ci sia una possibile conflittualità, pensiamo possa essere utile e vivace che tanti Consigli regionali stiano prendendo iniziativa e saremo tutti contenti se ci venisse sottratta dal Parlamento nazionale. I partiti dimostrano, ancora oggi, di faticare a fare i conti con la vita vissuta”.
Nel Lazio le opposizioni si sono unite sulla proposta: crede che possa essere un esempio che darà slancio anche a un’iniziativa nazionale unitaria sul fine vita?
“Penso che ciascuno di noi, che è chiamato ad avere ruoli e funzioni pubbliche, faccia i conti con la propria coscienza. Io voglio ringraziare l’associazione Cappato perché se non fosse stato per la loro iniziativa non si sarebbe mobilitata una campagna così importante. Ci sono tanti temi sensibili su cui la nostra società sta dieci passi avanti rispetto a quello che fa la politica. Abbiamo fatto un appello al presidente del Consiglio regionale e ne facciamo un altro a tutte le forze politiche nazionali di svegliarsi perché questi temi non possono accettare balbettii”.