di Valentino Laureti
Si fa sempre più ingarbugliata la vicenda relativa ai marò, Massimiliano Latorre e Salvatore Girone. I due sono detenuti in India dal 19 febbraio dello scorso anno con l’accusa di aver ucciso due pescatori indiani nel tentativo di proteggere la nave che avevano in custodia, la petroliera Enrica Lexie, dall’assalto di un gruppo di pirati nell’Oceando indiano. Episodio mai realmente chiarito che secondo la ricostruzione delle autorità locali sarebbe avvenuto nelle acque territoriali indiane, mentre in base alla versione fornita dalla parte italiana si sarebbe verificata in acque internazionali. Già questa prima controversia dimostra la poca capacità da parte delle autorità italiane di difendere i nostri interessi, visto che i due saranno ora processati da un tribunale di parte, a rischio di essere fortemente condizionato dagli umori popolari. Da ricordare poi che il nostro governo sulla vicenda ha sempre tenuto un atteggiamento ambiguo per tutelare Finmeccanica.
La lentezza di Nuova Delhi
Dall’India continuano a ripetere che entro settembre finiranno le indagini, visto che la Nia, la National investigation agency, che fino ad oggi ha gestito il dossier, ha ricostruito la vicenda realizzando test scientifici e interrogando decine di testimoni e potrà così iniziare il processo, anche se danno l’impressione di voler allungare i tempi. Dopo aver ascoltato il vicecomandante della petroliera le autorità locali continuano a chiedere di poter ascoltare nuovi testimoni, l’ultima richiesta in particolare riguarda la convocazione di altri quattro fucilieri della marina italiana presenti sulla nave il 15 febbraio 2012, opzione però respinta al mittente dal nostro inviato in India Staffan de Mistura. Su questo punto il governo sta provando a mostrarsi irremovobile ed ha aperto, al più, alla possibilità di far pervenire alle autorità indiane delle apposite dichiarazioni scritte da parte dei quattro in cui espongono la loro versione sull’incidente.La chiusura delle indagini sembra quindi allontarsi rispetto ai tempi fissati solo un mese fa, e dopo un anno e mezzo di accertamenti e verifiche. Con buona pace della Bonino convinta che per natale la vicenda sarà conclusa.