di Vittorio Pezzuto
Sul suo blog “prann pronn” Carlo Spallino Centonze ci regala la gustosa epifania della politica romana che (forse) verrà: Marisela Federici, gran dama dell’effimero e celebrata regina da salotto, rompe con un sussurro le inquietudini che interrogano il suo animo gentile e annuncia che presto le sue mani ingioiellate dovranno sporcarsi al contatto con gli elettori. «Le elites devono sentire la chiamata della responsabilità, il senso dell’urgenza, o la decadenza sarà inevitabile» ammonisce in un’intervista per certi versi sorprendente.
Deve esserci in giro davvero una gran crisi se anche i protagonisti di un mondo così fatuo e impermeabile ai problemi economici decidono di spendersi in politica: «Sa che ci sto pensando sul serio? Non sarei un senatore adeguato?» chiede con malizia all’intervistatore, pensando forse alla qualità deperibile dei tanti ministri e parlamentari che continua a ospitare nella sua villa “La Furibonda”.
La fascinosa nobildonna venezuelana confessa con elegante pudore di provare «un profondo imbarazzo a parlare di feste, cene e balli in un momento così oscuro, mentre si chiede agli italiani di fare ancora sacrifici. L’Italia è piegata da una crisi economica impressionante, e certe tristissime e disperate reazioni mi lasciano una profonda inquietudine. Ma reagire bisogna, e non credo di dare prova di superficialità se penso che è meglio una festa al mese di uno psicoanalista alla settimana. Una festa è vita, diffonde energia, una festa dà lavoro a molta gente, se è allegra, se riesce bene, aumenta le endorfine, ci aiuta a vedere la realtà con un po’ di ottimismo in più. È un’illusione? Certo, ma è bello se per un momento ci riempiamo di illusioni per andare avanti. Poi bisogna anche affrontare le cose serie, e mi piacerebbe dedicare alla politica l’ultimo tratto della mia vita, ma senza moralismi, senza rinunciare ad essere me stessa, con i miei tailleur, i gioielli, le canzoni della mia terra lontana». Federici crede di possedere la fantasia e la disciplina necessarie per apparecchiare una proposta convincente, contribuendo così alla rinascita di una città che giudica «triste, provinciale, poco motivata, priva di curiosità culturali».
È forse una critica puntuta al sindaco uscente? Ma quando mai. «Voterò senza alcun dubbio per il sindaco Gianni Alemanno: è giusto che abbia ancora cinque anni a disposizione. Ha fatto tesoro degli errori che governare questa città porta quasi inevitabilmente a commettere. Aggiungo che ha al fianco una moglie di grande livello, forse più intelligente di lui. Bisogna scrollarsi dall’inerzia, dalla critica senza costrutto e mettersi a lavorare per la Città Eterna e per il Paese». L’invito è stato lanciato: repondez, s’il vous plait.