Mario Chiesa è il politico che, nel 1992, ha dato via a Tangentopoli. Chi è stato prima di Mani Pulite e cosa fa oggi l’ex esponente milanese del Partito Socialista Italiano?
Mario Chiesa oggi, chi è il politico che ha dato via a Tangentopoli?
Mario Chiesa, nato a Milano il 12 dicembre 1944, ha conseguito la laurea in Ingegneria Elettrotecnica nel 1969 presso il Politecnico di Milano e ha cominciato la sua carriera politica nella sezione del Partito Socialista Italiano di Quarto Oggiano, nel quartiere Musocco-Vialba.
Nel 1970, è diventato capogruppo del PSI nel consiglio provinciale del capoluogo lombardo mentre nel 1972 è stato nominato direttore tecnico dell’ospedale Sacco di Milano, grazie a conoscenze maturate all’interno del partito.
Nel 1980, con l’avanzare della sua carriera politica, Mario Chiesa è stato scelto come assessore dei Lavori Pubblici nel Comune di Milano e assessore per l’Edilizia Scolastica nel 1985.
Dal Pio Albergo Trivulzio a Mani Pulite: l’arresto del politico del PSI
Nel 1986, Mario Chiesa è stato nominato presidente del Pio Albergo Trivulzio, una casa di cura milanese che era stata ideata per ospitare i cittadini anziani meno abbienti. Nel 1990, per avere la garanzia di essere riconfermato alla presidenza del Pio Albergo Trivulzio, diede il suo sostegno a Bobo Craxi durante le elezioni amministrative del medesimo anno.
In questo contesto, il 17 febbraio 1992, Mario Chiesa venne arrestato dopo essere stato colto in flagrante nel suo ufficio. Il politico, infatti, stava accettando una tangente di 7 milioni di lire da Luca Magni, un piccolo imprenditore che si trovava a capo di una società di pulizia. Il piccolo imprenditore, schiacciato dalle richieste economiche sempre più ingenti e impossibili da sostenere, decise di denunciare e incastrare Mario Chiesa, rivolgendosi al magistrato Antonio Di Pietro. In questo modo, prese il via Tangentopoli e venne effettuato il primo arresto nell’ambito dell’inchiesta di Mani Pulite.
Il divorzio con la moglie e la testimonianza contro Mario Chiesa
In seguito all’arresto, il presidente del Pio Albergo Trivulzio venne espulso dal PSI: il segretario del partito, BenitoCraxi, commentò l’accaduto definendolo un “mariuolo isolato” durante un’intervista rilasciata al TG3 il 3 marzo 1992.
Le parole di Craxi, tuttavia, vennero rapidamente confutate dagli esiti delle indagini. Dopo l’arresto del politico, infatti, vennero scoperti conti bancari in Svizzera, la cui esistenza venne svelata dalla testimonianza di Laura Sala, ex moglie di Chiesa. Le dichiarazioni rilasciate dalla donna hanno consentito alle forze dell’ordine di portare allo scoperto un vasto giro di corruzione.
Il 23 marzo 1992, quindi, Mario Chiesa decise di cominciare a parlare e rispondere alle domande poste dai magistrati.
L’interrogatorio, il sistema di Tangenti e la fuga di Bettino Craxi ad Hammamet
Al termine dell’interrogatorio durato oltre una settimana, Mario Chiesa ottenne gli arresti domiciliari. Il verbaledell’interrogatorio, che raggiunse le 17 pagine, dimostrò in modo dettagliato il sistema di tangenti: in questo modo, il politico ebbe anche modo di screditare le accuse che il segretario del PSI Craxi gli aveva rivolto nei giorni seguiti all’arresto.
Dopo l’interrogatorio, Tangentopoli ha inizio in modo frenetico e vigoroso mentre Bettino Craxi continua a ribadire con insistenza l’integrità del PSI. Nel corso dell’inchiesta, lo stesso Craxi risultò essere coinvolto in Tangentopoli, scegliendo di fuggire ad Hammamet, luogo in cui morì nel 2000.
Il nuovo arresto di Mario Chiesa nel 2009: “l’uomo del 10%”
In seguito alla vicenda di Mani Pulite, Mario Chiesa ha ricominciato a frequentare il mondo politico italiano, partecipando a convegni della Compagnia delle Opere, strettamente legata a Comunione e Liberazione.
Nel 2009, tuttavia, il politico è stato nuovamente arrestato con l’accusa di aver ricevuto tangenti al fine di gestire il traffico illecito di rifiuti nella Regione Lombardia. Da questo arresto, è scaturito il suo soprannome ossia “l’uomo del 10%” in quanto i costi per lo smaltimento dei rifiuti alla chiusura delle gare d’appalto aumentava, per l’appunto, del 10%.