Nel 2024 festeggerà 50 anni di carriera, ma per lei è soltanto l’inizio. Marina Tagliaferri, amatissima protagonista della serie tv di Rai 3 “Un posto al sole”, non ha alcuna intenzione di fermarsi, anzi è un vulcano di idee e progetti per il futuro. L’11 dicembre presenterà al Teatro Sannazzaro di Napoli il suo ultimo libro “Un posto in scena. Riflessioni e ricordi di una folle professione”, per Giannini editore. Un volume in cui racconta i momenti salienti del suo percorso professionale, ma anche alcuni aneddoti e retroscena sconosciuti al pubblico, spiegando quanto la recitazione abbia avuto un ruolo fondamentale nella sua vita. Un’arte che cura il corpo, l’anima e che a volte può essere salvifica. Tra un set e l’altro, l’abbiamo incontrata davanti al panorama mozzafiato di “Palazzo Palladini” (nella realtà Villa Volpicelli).
Com’è nata l’idea di questo libro?
“Dall’incontro con due donne straordinarie: Tjuna Notarbartolo e Giulia Giannini. Mi è stato proposto di scrivere dandomi totale libertà. Ho pensato che nessuno sano di mente farebbe mai il lavoro dell’attore e per questo ho scelto di raccontare la mia storia”.
Quando ha deciso di intraprendere la carriera di attrice?
“Ero molto giovane quando ho sostenuto l’esame per entrare in Accademia. È stato determinante per il mio futuro, uno sliding doors”.
Il teatro è stato per lei fondamentale. Che ricordi ha di quegli anni vissuti quasi esclusivamente sul palcoscenico?
“Dopo l’Accademia ho avuto la fortuna di lavorare con grandi personaggi del mondo dello spettacolo, che mi hanno insegnato tantissimo. Sono fermamente convinta che un attore si formi in maniera completa sul palcoscenico. Anche il set è un importante banco di prova, ma il teatro e di conseguenza l’imponderabilità, il rischio, l’adrenalina, rappresentano qualcosa a cui non ci si può sottrarre. Contribuiscono a creare lo spessore dell’artista”.
Cosa ancora la emoziona di più del suo lavoro?
“Tutto. È un amore a 360 gradi, che non finirà mai”.
Cosa rappresenta per lei la recitazione?
“È parte della mia vita. Una disciplina che mette in contatto il corpo con il proprio ‘se’, un passaggio psicologico fondamentale”.
Nel libro ricorda l’importanza della formazione, ma anche delle tournée…
“Esatto, lo studio è alla base di tutto, non c’è pratica che non abbia una teoria. Il talento è ovviamente una marcia in più, ma la formazione è necessaria. Mi rivolgo ai giovani: studiate, appassionatevi. Per fare questo lavoro nulla è lasciato al caso. Non si improvvisa”.
Un’altra sua grande passione è il doppiaggio, ha dato la sua voce anche a Meryl Streep. Che esperienza è stata?
“Una gioia immensa, un’emozione indescrivibile. Meryl Streep è da sempre il mio punto di riferimento come attrice e poterla affiancare con la voce è stato un onore infinito, un punto di arrivo”.
“Un posto al sole” dura da 27 anni. Che rapporto ha con il suo personaggio?
“Con Giulia vivo in simbiosi. Ci siamo entrambe date tanto. Bisognerebbe chiedere a lei come si trova con me. Scherzi a parte, sono ormai due persone in una”.
Cinquant’anni di carriera, un traguardo. C’è un sogno che vorrebbe realizzare?
“Mi piacerebbe fare un musical. ‘Un posto al sole’ mi impiega molto tempo e il teatro resta comunque un parallelo essenziale. Il bello del mio lavoro è che l’avanzare dell’età non inficia sulla possibilità di cambiare ruoli quindi, finchè ci saranno fiato e memoria, si potrà sempre realizzare un sogno rimasto nel cassetto”.