Il 7 giugno di 25 anni fa Marco Pantani vinceva il Giro d’Italia. Oggi, a 25 anni di distanza, la madre Tonina Pantani continua a chiedere la verità sulla morte del figlio in un’intervista a la Repubblica. La madre racconta quel Giro: “25 anni fa esatti Marchino mi mandava i fiori che prendeva sul podio, arrivavano qui. E poi arrivò lui, a fine Giro, in maglia rosa”.
Ma racconta anche le difficoltà nel “fare pace col ciclismo”. Di come, all’inizio, non andava a vedere le tappe al contrario del marito. Però ricorda quando 25 anni fa era presente a Montecampione, quando quella vittoria del Giro maturò in una tappa storica: “Qualcosa che non si scorda, erano tutti per lui”. Da allora è sempre andata alle tappe per far vedere al figlio che era presente.
Marco Pantani, il Giro e la scomparsa: il racconto della madre
La madre di Pantani ricorda che tra Tour e Giro probabilmente Marco preferiva quest’ultimo. O, almeno, era quello che “sognava di vincere: era sempre stato la sua corsa, la gara che vedeva in tv, per cui andava pazzo”. Poi Tonina parla dell’oggi, del fatto che ora non riesce più ad andare tutti i giorni al cimitero a trovarlo: “Non ce la faccio”. Anche perché ci sono sempre tantissimi tifosi, mentre il marito continua ad andare a trovarlo due volte al giorno.
La morte del ciclista e la richiesta di verità di Tonina Pantani: “Ricomincerò sempre, finché la verità non verrà fuori”
Poi il racconto di Tonina Pantani arriva alla morte del figlio: “L’ultimo giorno di Marco eravamo in Grecia, in camper. Siamo sbarcati e c’era una bufera di neve col sole. A un certo punto ci è caduto tra i piedi un uccello morto congelato. Sento Manuela Ronchi, la sua manager di allora, che dice per telefono a mio marito “Paolo, Marco è morto”. Viaggiamo su strade gelate per riprendere il traghetto. Arrivati a Rimini, lei mi abbraccia e mi dice “ora apriamo una fondazione”. Ci siamo indebitati per farlo”.
Però la madre del ciclista non si arrende: “Ora bisogna andare a fondo. Ci stiamo provando con tutte le forze che abbiamo. Ci sono punti oscuri, persone che non sono mai state interrogate, responsabilità da chiarire. Noi non molliamo, non l’abbiamo fatto mai in questi vent’anni. Rimini è collegata a Madonna di Campiglio. Marco è morto due volte”.
Difficile pensare che sapremo tutto, però: “Dove girano i soldi c’è invidia. Marco era circondato di invidia e lui non cedeva ai compromessi. Era stato contro tutte le porcherie, era contro la droga e poi c’è caduto lui. Io ho il carattere di Marco, è da allora che cerchiamo di venirne a capo. Gli ho fatto la promessa di riuscirci e ho speso tutto in avvocati. Delusioni su delusioni, dicevo basta e poi ricominciavo. Non dirò più basta. Ricomincerò sempre, finché la verità non verrà fuori. Tutta”.