Stai a vedere che la sindaca Virginia Raggi aveva ragione nel dire che c’è del marcio nella raccolta dei rifiuti a Roma. Qualcosa che oggi appare più che una semplice supposizione dopo che in Procura, nel volgere di nemmeno due mesi, è stata aperta la terza indagine con cui si sta cercando di far luce sui motivi per i quali la Capitale, in modo ormai ciclico, vede abbattersi la sciagura dell’emergenza immondizia. Così dopo la prima inchiesta sull’altalenante raccolta di rifiuti porta a porta delle utenze non domestiche e quella della settimana scorsa sullo stoccaggio non autorizzato dell’immondizia in prossimità dei cassonetti, ecco arrivare l’ultima batosta che mira a far luce sul mancato ritiro dei rifiuti dalle cliniche e dalle case di cura.
NEL MIRINO DELLA PROCURA. Basterebbe questa serie di indagini per giustificare i dubbi della prima cittadina ma, purtroppo, c’è di più perché a queste brutte storie si aggiungono anche i fascicoli, tutt’ora aperti, sui roghi agli impianti di trattamento biomeccanico dell’immondizia, ossia quello che ha devastato la struttura al Salario e quello che ha creato non pochi problemi al tmb di Rocca Cencia. Insomma il nuovo fascicolo relativo alla raccolta intermittente dell’immondizia prodotta dalle cliniche capitoline, affidata al pubblico ministero Carlo Villani e in cui è ipotizzato il reato di interruzione di pubblico servizio, assomiglia moltissimo a quella sulle utenze commerciali già avviata dal procuratore aggiunto Paolo Ielo e dal pubblico ministero Rosalia Affinito.
Nel mirino anche in questo caso ci sarebbe il ricorso sistematico a trucchi per far figurare il servizio di ritiro dei rifiuti come eseguito anche quando, in realtà, non è mai stato nemmeno iniziato. Ma se l’inchiesta di Villani è alle battute iniziali, quella dei colleghi è già più che avviata e conta di un primo iscritto al registro degli indagati, ossia il presidente di Roma Multiservizi, Maurizio Raponi e che, nelle prossime settimane, potrebbe riservare ulteriori sorprese e allargarsi ulteriormente.
ARIA IRRESPIRABILE. Come se tutto ciò non bastasse, ieri è trapelato pure uno studio della Regione, rivelato in anteprima da Piazzapulita su La7, che getta pesanti ombre anche sul ciclo dello smaltimento dei rifiuti. Già perché secondo i rilevamenti dei tecnici nella zona di Rocca Cencia, periferia est della Capitale, nota ai più come “la terra dei fuochi romana”, i residenti del quartiere hanno un’aspettativa di vita di tre anni inferiore rispetto a chi abita nel centro città. Dati allarmanti che mostrano un boom delle patologie, soprattutto tumorali, legate all’apparato respiratorio. Un’area dove, ormai da anni e con triste puntualità, si susseguono roghi tossici – e illegali – dell’immondizia. E proprio questi sarebbero la causa di tali patologie perché, bruciando qualsiasi tipo di materiale, finiscono per causare valori del tutto fuori norma delle temutissime polveri sottili.