La pace è una ma le piazze per invocarla continuano a essere tante. Tante quanti i modi per arrivarci: cessate il fuoco tout court, negoziato, fine dell’invasione russa in Ucraina. Distinguo o vere contrapposizioni animano per ora le varie manifestazioni contro la guerra. Ieri il sit-in davanti all’ambasciata russa al quale hanno aderito il segretario del Pd, Enrico Letta, Più Europa e il numero uno di Azione, Carlo Calenda.
I dem prima sfilano contro le bombe in Ucraina. Poi con Calenda chiedono più armi per Kiev
Alla manifestazione promossa, tra gli altri, dal Movimento europeo azione nonviolenta, Base Italia, LiberiOltre, Comitato Giovani per l’Ucraina, hanno preso parte alcune centinaia di persone. I firmatari chiedono innanzitutto il cessate il fuoco e il ritiro immediato delle truppe russe dal territorio ucraino. E poi: fermare l’escalation nucleare, riconoscere la piena indipendenza e autonomia dello Stato ucraino dalla Federazione russa nei confini riconosciuti dalla comunità internazionale prima del 2014, fino alla richiesta di negoziati che garantiscano una pace giusta e duratura.
“Sono qui perché noi partecipiamo a tutte le manifestazioni che vogliono la fine della guerra e vogliono la pace e che non siano equidistanti. Tutte le manifestazioni che dicano con chiarezza c’è un aggredito che è il popolo ucraino e c’è un aggressore la Russia. Noi vogliamo che si arrivi alla fine della guerra e che si arrivi alla pace”, dice Letta.
“Stiamo partecipando senza mettere il cappello su iniziative degli altri e non è assolutamente nostra intenzione strumentalizzare niente e nessuno ma semplicemente rendere più forte l’urlo nei confronti della Russia perché cessi questa aggressione e l’invasione”, ha aggiunto.
“Se andremo a una manifestazione di Giuseppe Conte? Non se ci sia una sua, so che c’è una iniziativa annunciata da parte di Acli e Arci, evidentemente quella è una manifestazione che ci interessa”, replica il leader del Pd.
La manifestazione cui si riferisce Letta, e a cui guarda con interesse il Movimento Cinque Stelle di Conte, è quella organizzata da molte realtà, tra cui appunto Acli e Arci. Che si pone come obiettivo quello di organizzare “una manifestazione dal basso”, apolitica e apartitica. Nella locandina che la annuncia, contraddistinta da un arcobaleno, l’unica sigla è la coalizione “Europe per la Peace”.
Le parole d’ordine sono: “Cessate il fuoco subito-negoziato per la pace. Mettiamo al bando tutte le armi nucleari. Solidarietà con il popolo ucraino e con le vittime di tutte le guerre”. Ma la distanza tra il sit-in di ieri, a pochi passi dall’ambasciata russa, e la manifestazione a cui vuole partecipare il M5S si misura tutta nelle parole di Calenda.
È “orrendo” convocare manifestazioni per la pace ma poi non votare per il sostegno militare nei confronti dell’Ucraina, dice all’agenzia Dire l’ex ministro. Laddove i pentastellati chiedono invece che tacciano le armi definitivamente e ci tengono che questa richiesta venga inoltrata in una marcia, corteo o manifestazione che dir si voglia, che non sia organizzata e collegata a nessuna forza politica, perché “non ci si può appropriare della pace” che è un tema universale che non deve avere bandiere di partito.
E ancora. Non è un caso che il leader di Azione dichiari, a differenza del numero uno dei dem, che non andrà alla manifestazione di novembre “anzi – dice – ne organizzeremo un’altra, in sostegno agli ucraini. La resa sulle spalle degli ucraini non esiste e non capisco perché Letta ci vada”. Parole anni luce distanti da quelle pronunciate dai pentastellati.
“Noi Cinque Stelle abbiamo sostenuto, seppure con sofferenza, i primi decreti per l’invio di armamenti”, ha spiegato l’ex sindaca e neo-deputata, Chiara Appendino “ci sentiamo dentro la Nato, ma questo non ci obbliga a schiacciarci sulle posizioni degli Stati Uniti. La strategia di continuare a inviare armi all’Ucraina ci ha portati a un’escalation militare e sull’orlo di un conflitto nucleare. Per questo siamo contrari a nuove spedizioni di armamenti: ora serve che l’Italia lavori per una conferenza di pace sotto l’egida dell’Onu e con un ruolo importante per la Santa Sede”.
Oggi iscritti, simpatizzanti ed eletti a ogni livello di Azione, Italia Viva, Pd e +Europa si uniranno nuovamente ma, stavolta a Milano, al presidio permanente della comunità Ucraina in piazza del Duomo per ribadire il pieno sostegno al popolo di Kiev. Anche qui si rileva l’ambiguità dei manifestanti “alla Calenda”.
Obiettivo del presidio è infatti quello di chiedere all’Unione europea di “proseguire senza tentennamenti nella sua politica complessiva al fianco dell’Ucraina”. Il che significa innanzitutto supporto militare. E nel contempo si chiede di intraprendere “tutti gli sforzi possibili al fine di giungere a una giusta pace che si fondi su un passo indietro da parte dell’aggressore Putin”.