La nomina di Marcello Viola quale nuovo Procuratore della Repubblica di Milano rappresenta un evidente cambio di passo nell’amministrazione della magistratura, sempre più al centro di scandali determinati dall’influenze delle correnti. Chi conosce bene quel mondo di sgambetti e crociate è Alfredo Robledo, già Procuratore aggiunto a Milano che, dopo essere entrato in aperto contrasto con l’allora Procuratore Edmondo Bruti Liberati rifiutando i condizionamenti che questo gli imponeva, tanto che poi venne mandato a Torino dal sistema a concludere la carriera. E nessuno come lui può decifrare oggi un cambio della guardia così importante.
Marcello Viola Procuratore di Milano, l’intervista ad Alfredo Robledo
Dottor Robledo, come commenta la nomina di Marcello Viola?
“È innanzitutto una grossa sconfitta di Magistratura Democratica e del gruppo di Area, perché i due predecessori li avevano espressi loro. Ma hanno espresso nomi che hanno poi avuto una gestione autocratica dell’ufficio ed è venuta meno quella trasparenza che aveva sempre caratterizzato la Procura di Milano. Md, però, non ha mai rivolto alcuna critica nei confronti dei propri appartenenti e degli atteggiamenti che questi hanno tenuto. E questa è la cosa peggiore, perché dimostra che gli esponenti di MD possono fare quello che gli pare e la corrente continua ad appoggiarli comunque”.
E quanto questa gestione ha condizionato le inchieste della Procura di Milano?
“In alcuni casi ha sicuramente influito molto sull’attività di indagine e quindi su una serie di processi. Ad esempio sulla vicenda Expo o per la vendita di quote di Sea a F2i da parte del Comune di Milano. Come può un Procuratore della Repubblica dimenticare nel cassetto un fascicolo così importante? Fascicolo che venne assegnato da Francesco Greco a un altro magistrato che lo ha tenuto fermo per oltre 2 mesi e se n’è “ricordato” tardivamente.
Diciamo che molti sono stati sensibili a queste situazioni “di potere” e pertanto si è persa la fiducia, la trasparenza e quel senso di fare un lavoro al servizio della giustizia e non al servizio del potere. Non che le altre correnti siano innocenti, ma Md in questo ha un comportamento militare anche difendendo suoi appartenenti indifendibili.
Magistratura Democratica è l’esempio perfetto che le correnti non sono più un aggregato culturale di confronto e di opinione, ma un gruppo organizzato per la gestione del potere. E non è un caso se ora, in questa logica, Greco ha avuto un ruolo di consulenza per la legalità al Comune di Roma, amministrato dal Partito democratico, anche se a Milano ha lasciato non pochi problemi tuttora aperti e una difficilissima situazione in Procura“.
Ma allora come si risolve questo problema una volta per tutte?
“In questo senso la riforma della giustizia proposta dalla Cartabia non mi sembra possa essere utile, perché di fatto non elide il potere delle correnti. Mentre l’idea del sorteggio temperato dei componenti del Consiglio Superiore della Magistratura, data l’eccezionalità della situazione attuale, potrebbe permettere di indebolire le correnti, che pure avranno la possibilità di vedere sorteggiato qualcuno dei loro nomi.
Certamente fra i sorteggiati bisognerà garantire la qualità professionale di chi andrà poi a comporre l’organo di autogoverno della magistratura. Ma intanto questi non dovranno ringraziare nessuno per essere stati eletti e si potrebbe rompere l’incontrastato potere delle correnti“.