Era nato per dotare esperti e tecnici di strumenti adeguati per prevenire frane, dissesti e terremoti. Un progetto geologico importante che avrebbe consentito la mappatura su scala 1:50.000 di tutto il territorio nazionale. Ma, a distanza di trent’anni e nonostante siano stati spesi 81 milioni di euro, il risultato è che il Progetto di Cartografia geologica nazionale (Progetto Carg) è fermo al 47%. Con l’aggravante che proprio le zone colpite dal sisma l’anno scorso non sono minimamente mappate. Difficile dire se qualcosa sarebbe andato in maniera diversa. Certo è che “la prevenzione parte proprio dalla conoscenza del territorio e l’assenza di una carta geologica lo impedisce, ostacolando così anche lo svilupparsi di un’edilizia responsabile. Tutto ciò consentirebbe sia di prevenire e sia di pianificare meglio la struttura urbanistica delle nostre città”, come dice la senatrice di Alternativa Popolare Fabiola Anitori, che a riguardo sta portando avanti una battaglia importante prima con la presentazione di una mozione e ora con un disegno di legge che, qualora venisse approvato, permetterebbe di riprendere in mano il progetto. Il disegno di legge, spiega a La Notizia la senatrice, “adesso è in discussione, a buon punto, in commissione Ambiente, ma l’avvicinarsi della fine delle legislatura impone di fare presto”.
Corsa contro il tempo – Non bisogna perder tempo, dunque. La Anitori, d’altronde, ha le idee molto chiare: approvare il ddl in commissione deliberante, di modo da inviarlo alla Camera senza il passaggio d’Aula entro la fine dell’anno. Gli impegni che attendono il Parlamento, come si sa, non sono pochi. Ma, visti i trent’anni di ritardo già accumulati, sarebbe il caso di non perdere ulteriore tempo. Facciamo un piccolo passo indietro per capire la questione. Prima della nascita del progetto Carg l’Italia era mappata su scala 1:100.000. Proporzioni troppo imprecise per avere una conoscenza approfondita del territorio. Senza dimenticare che parliamo di tavole realizzate agli inizi del secolo scorso e quindi evidentemente soggette a cambiamento. Qualche esempio? Secondo i dati visionati da La Notizia emerge che le aree delle Regioni Umbria, Marche e Lazio (le stesse colpite dai terremoti dell’anno scorso, come detto) non sono coperte da cartografia geologica Carg. Clamoroso il caso di Norcia e dintorni: la mappa relativa è alla scala 1:100.000. E risale al 1941. Un ritardo notevole, che ha spinto, come detto, a finanziare il progetto Carg a partire dall’89. Peccato però ci sia persi per strada a più riprese. Se infatti nei primi anni sono stati stanziati per mappare il territorio italiano circa 56 milioni di euro, per dieci anni è calato il silenzio. Dopodiché ci si è ricordati delle carte geologiche nel 1999, con un finanziamento ad hoc per altri 20,6 milioni. Poi ancora silenzio, fino all’ultimo esiguo stanziamento di 3,7 milioni di euro. Risultato: sono stati realizzati 255 fogli geologici su 652 che dovrebbero essere in totale.
Prevenzione e ritardi – Va da sé, dunque, che ora ci sia bisogno di procedere a tappe forzate. Esattamente come chiede la senatrice Anitori. Anche perché, sottolinea ancora la prima firmataria del disegno di legge, le carte “potrebbero consentire di prevenire anche i rischi determinati dal dissesto idrogeologico, che proprio con l’inizio della stagione invernale mostra tutto il suo peso devastante. Perciò, passiamo dalla logica dell’emergenza a quella di un’edificazione responsabile e cosciente del territorio, prevenendo possibili disastri”. Un salto di qualità per il nostro Paese anche in termini di benefici economici. Anche qui sono i numeri a parlare: negli ultimi 50 anni i disastri ambientali ci sono costati oltre 4.500 vittime, mentre la riparazione dei danni è stata pari a circa 160 miliardi di euro. Cioè, tre miliardi ogni anno. Impietoso il confronto con gli altri Paesi europei. Per dire: la Gran Bretagna è alla settima edizione delle mappature in scala 1:50.000, la Spagna alla seconda. Noi siamo fermi alla prima su scala 1: 100.000. Nonostante siano passati trent’anni durante i quali non pochi terremoti hanno devastato il nostro Paese. E nonostante siano stati già spesi 81 milioni.
Tw: @CarmineGazzanni