Mantovano all’assalto dei giudici: “Establishment che disapplica le leggi”

Il braccio destro di Meloni, Mantovano, all'assalto della magistratura: "Un establishment che blocca le riforme" e che "disapplica le leggi"

Mantovano all’assalto dei giudici: “Establishment che disapplica le leggi”

Un attacco aperto e violentissimo del governo alla magistratura, “rea” di disapplicare le norme, disattendendole, al fine di bloccare l’azione della politica, l’unica legittimata (nella sua ottica) a decidere, perché forte dell’investitura popolare. A portarlo ieri il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano –  braccio destro di Giorgia Meloni –, intervenendo alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario del Consiglio nazionale forense.

“Parallela alla creazione della norma per via giurisprudenziale è la tendenza delle corti a negare spazi regolativi al legislatore. Parallela, e non contrapposta, perché esprime il medesimo percorso di erosione degli spazi di diretta espressione della sovranità popolare”, ha attaccato Mantovano.

“Le leggi sistematicamente disapplicate”

Per il sottosegretario, un esempio di “leggi sistematicamente disapplicate” sarebbe quello delle norme “in materia di immigrazione: non le si impugna neanche più davanti alla Corte costituzionale, semplicemente vengono disattese, dopo averne annunciato e rivendicato la disapplicazione in convegni e in scritti”.

Un fenomeno aggravato dall’ingerenza del diritto comunitario sempre più invasivo: “Ciò è ancora più singolare nell’ordinamento di uno Stato che fa parte dell’Ue”, ha infatti puntualizzato Mantovano, “e che – proprio in ragione di tale appartenenza – è teatro della progressiva erosione degli spazi regolativi del legislatore nazionale, in favore della estensione della operatività del diritto europeo, visto che la gran parte della regolazione nazionale è ormai recepimento di norme europee”.

Mantovano tratteggia un disegno eversivo dei giudici

Ma ieri Mantovano è andato molto oltre, arrivando a tratteggiare un disegno eversivo della Costituzione da parte dei Magistrati: “Non riduciamo questo scenario a un racconto di ‘toghe rosse’ in azione, che forse aveva senso 30 anni fa e che adesso appare macchiettistico. È qualcosa di più complesso e di più grave”, ha dichiarato, “È un ormai cronico sviamento della funzione giudiziaria, perché quest’ultima deraglia dai propri confini e decide, insieme alle norme, le politiche sui temi più sensibili, e chi quelle politiche deve applicare. Ed è uno sviluppo che attraversa tutte le giurisdizioni, a prescindere da appartenenze e da collocazioni. Ritrovare l’equilibrio è indispensabile”.

I magistrati sono l’establishment che blocca le riforme

Per Mantovano la Magistratura sarebbe un establishment che si autotutela e blocca ogni iniziativa di riforma della politica, che è sacrosanta, perché essa gode dell’investitura popolare: “Quello che preoccupa è il rischio che la magistratura percepisca sé stessa come parte di un establishment che ha la funzione di arginare la ‘pericolosa’ deriva della coerenza fra la manifestazione del voto, la rappresentanza politica e l’azione di governo. Secondo tale ottica, quest’argine andrebbe posto anche nei confronti dei disegni di legge costituzionali”, oggi all’esame del Parlamento.

Ma “secondo l’establishment, deve prevalere il diktat dell’establishment”. Infine è arrivato l’immancabile riferimento ai magistrati che intervengono nella competizione tra partiti. Parlando della condanna di Marine Le Pen, Mantovano ha aggiunto “non aiuta che talune forze politiche, nonostante la lezione degli ultimi decenni, paiano ancora liete degli azzoppamenti giudiziari dell’avversario, pur di per ottenere chance nella competizione elettorale”.

Nordio costretto a correggere e stemperare

Quella di ieri è stata un’aggressione nei modi e nei toni contro i giudici talmente cruenta, da aver costretto lo stesso ministro Carlo Nordio (non certo un moderato) a cercare di gettare acqua sul fuoco: “Non ho mai creduto, nemmeno quando ero in magistratura, alla differenziazione tra toghe rosse, bianche, nere e azzurre. È stata una semplificazione che prendeva spunto da un parallelismo politico: magistrati di destra, di centro e di sinistra”, ha detto.

La gelida risposta dell’Anm

Glaciale la risposta dell’Anm, arrivata per bocca del vice segretario, Stefano Celli: “Vi sono delle valutazioni che spettano ad organi diversi da quelli eletti, previsti dalla legge e che fanno il loro dovere, i quali a volte possono andare in contrasto con le decisioni del governo. Se proprio il governo ritiene di essere limitato da questo esercizio di poteri e se fosse vero che qualcuno di noi ha esercitato un potere che non è suo, si può ricorrere alla Corte costituzionale per il conflitto di attribuzione”.

Il Csm: “Parole pericolose”

E che sia assai improbabile che Mantovano abbia deciso di muovere un attacco di tale portata e destinato a riaprire uno scontro istituzionale dirompente, senza l’avallo della premier Giorgia Meloni, ne è convinto il consigliere laico del Csm Ernesto Carbone: “Considero pericolose le parole del sottosegretario Alfredo Mantovano. A maggior ragione perché provengono da un magistrato che adesso è sottosegretario alla Presidenza del Consiglio. Cosa dovrebbero fare i giudici? Interpellare Palazzo Chigi e chiedere il permesso prima di emettere una sentenza? Evidentemente è quello che pensano alla Presidenza del Consiglio. Strano concetto di democrazia quello per cui i giudici vanno ‘contro la volontà popolare’. Strano concetto di senso dello Stato e divisione dei poteri. Chi cerca così lo scontro fa male al Paese”.