Sarà il timore dell’esercizio provvisorio o forse il desiderio di chiudere la partita della manovra in tempo per la prima conferenza stampa di fine anno del premier Giorgia Meloni, fatto sta che il governo ha provato ad accelerare i tempi ma è stato costretto a tornare a più miti consigli.
Il governo ha provato ad accelerare i tempi di approvazione della Manovra ma è stato costretto a tornare a più miti consigli
È successo tutto nel pomeriggio di ieri quando perfino il ministro per i Rapporti con il Parlamento, Luca Ciriani, era pronto a scommettere che la legge di Bilancio sarebbe diventata realtà già stasera. Per questo si era sbilanciato non poco nello spiegare che il voto per la definitiva approvazione ci sarebbe stato “verso le 20”.
Peccato che poco dopo aver pronunciato queste parole, la situazione sia rapidamente degenerata tra la lunga e sfiancante attesa per la relazione del Mef e la successiva decisione delle opposizioni, insolitamente tutte a braccetto, di battere i pugni sul tavolo occupando la commissione Bilancio di Palazzo Madama per chiedere un minimo di rispetto al Parlamento concedendo un giorno di dibattito prima di approvare la manovra.
Prevista oggi al Senato la discussione sulla Manovra e domani la votazione finale
Del resto le opposizioni, come spiegato dalla capogruppo del Partito democratico Simona Malpezzi, non hanno intenzione di “fare ostruzionismo o di rischiare l’esercizio provvisorio ma solo di provare a dare dignità alla discussione”. Insomma una richiesta sensata a cui, probabilmente con non poca contrarietà, la maggioranza non ha potuto far altro che acconsentire. E infatti oggi ci sarà la discussione sulla Manovra e domani la votazione finale.
A far andare su tutte le furie le opposizioni c’è stata la sensazione di essere davanti all’ennesima forzatura di un governo che sembra smuoversi soltanto quando c’è una scadenza di mezzo. A spiegarlo, già nel primo pomeriggio, è stato il senatore del Partito democratico, Antonio Misiani, secondo cui ci sarebbe stata una “forzatura inaudita” da parte delle destre che avrebbero voluto “anticipare il termine emendamenti alle 19 di oggi (ieri, ndr)”.
“Mai visto anticipare i termini degli emendamenti… Di ben 13 ore! E tutto per approvare la legge in tempo per la conferenza stampa di Meloni il 29. Una vergogna. Quindi i lavori parlamentari andrebbero riorganizzati secondo le esigenze di Meloni” ha spiegato Misiani.
Dello stesso avviso la capogruppo del Movimento 5 Stelle al Senato, Barbara Floridia, convinta che le destre “non volevano consentire al Senato di discutere la legge di bilancio. L’arroganza di questo governo e di questa maggioranza è davvero senza limiti. Siamo riusciti con estrema fatica a portare la discussione fino a giovedì”. “Poca roba, si vede che per le Destre è più importante mandare i propri parlamentari a casa prima piuttosto che consentire una discussione degna della manovra ” ha concluso Floridia.
Quel che è certo è che ora i tempi per portare a casa la Manovra si fanno sempre più stretti visto che il termine ultimo per approvarla è il 31 dicembre. Se non si dovesse riuscire a centrare l’obiettivo, allora scatterebbe l’esercizio provvisorio di bilancio che limiterebbe non poco le capacità di azione del governo.
Insomma uno scenario da incubo che nessuno, neanche le opposizioni, si augurano. La manovra, come noto, vale 35 miliardi e visti i tempi tanto stretti deve necessariamente essere approvata senza alcuna modifica. E chiaramente non ce ne potranno essere visto che la maggioranza, considerando questa legge di Bilancio come una sorta di capolavoro, ha già deciso che ci sarà il voto di fiducia e che eventuali aggiustamenti, come quelli relativi a come risolvere il nodo delle commissioni sul Pos, potranno essere presi successivamente.
Correttivi in cui sperano anche le opposizioni che, al contrario di Meloni & Co., giudicano questa manovra come profondamente iniqua e sbagliata. Proprio per questo il Movimento 5 Stelle ha già fatto sapere quali sono, secondo loro, le cose che devono essere cambiate nel prossimo futuro. “Il governo si deve impegnare ad assicurare cure ed il miglioramento del sistema sanitario” visto che “le misure previste dalla legge di Bilancio per il 2023 non bastano” insistono i pentastellati.
“Non ci sono misure volte all’abbattimento delle liste di attesa al fine di ristabilire una situazione di effettivo accesso al sistema sanitario” e soprattutto “non è previsto, come invece era stato annunciato dal Governo in pompa magna, l’istituzione di un fondo denominato per l’implementazione del Piano Oncologico. Non sono previste risorse per le malattie rare anche se il Movimento 5 Stelle aveva proposto una misura specifica a disposizione del governo” che però è stata ignorata, conclude la nota dei senatori pentastellati.