È una maggioranza trasversale e compatta quella che ieri ha deciso di non esprimersi in Commissione Finanze della Camera su una Manovra imposta dal Governo, senza alcuna possibilità di discussione se non appena qualche ora. Un tempo assolutamente insufficiente, come ha detto chiaramente il presidente della Commissione, Luigi Marattin (Italia viva).
“Il rispetto delle istituzioni e il rispetto verso il lavoro di sei mesi svolto per preparare il terreno alla riforma fiscale ci impone di rispondere semplicemente ‘no, grazie’ quando ci si chiede di esprimerci in poche ore su un provvedimento del genere”, ha detto Marattin, seguito nelle proteste anche in commissione Bilancio da parte delle opposizioni, mentre per il capogruppo del Pd, Ubaldo Pagano, “nessuna fase emergenziale giustifica una tale compressione dei tempi”.
COSA SI RISCHIA. E di tempo questa volta ce n’è davvero poco, ben di meno di quanto accaduto con i due governi di Giuseppe Conte (leggi l’articolo), che fecero comunque tardi per la battaglia prima tra M5S e Lega e poi tra M5S e Pd. Ora, dopo il sì già espresso tra il 23 e il 24 dicembre dal Senato con la fiducia al maxiemendamento del governo (leggi l’articolo), la Manovra procede con estremo ritardo l’iter alla Camera. E per arrivare al via libera dell’Aula entro il 31 dicembre non resta che costringere i deputati a votare a scatola chiusa. Pena l’esercizio provvisorio, e un ulteriore danno per tutto il Paese.
Questa mattina, perciò, è iniziato in Commissione Bilancio l’esame e il voto degli emendamenti alla Legge di Bilancio, nessuno dei quali proveniente dai gruppi di maggioranza. La tabella di marcia decisa ieri dalla stessa Commissione è di concludere l’esame e il voto degli emendamenti in mattinata così da votare il mandato al relatore per le 13 e portare il testo in Aula alle 14.
Al termine della discussione generale, verso le 18-19, dovrebbe essere posta la questione di fiducia dal governo. I gruppi di maggioranza si stanno confrontando sugli ordini del giorno per riuscire a concordare su qualche impegno al governo significativo da sottoscrivere tutti insieme.
Gli emendamenti alla Manovra dichiarati inammissibili dal presidente della Commissione Bilancio della Camera, Fabio Melilli (Pd), sono 203 sui circa 400 complessivamente presentati. La maggior parte delle proposte tagliate risulta essere di Fdi che ha presentato ricorso. Degli inammissibili, 44 emendamenti lo sono per estraneità di materia, e 169 per mancanza di copertura finanziaria. Alla ripresa della seduta Melilli ha respinto i ricorsi confermando le inammissibilità, con il partito della Meloni che ha criticato la decisione con il vicecapogruppo Tommaso Foti.