Vuoi per la vicenda di Armando Siri, vuoi per l’avvicinarsi delle elezioni europee, vuoi per le continue scorribande di Matteo Salvini e della Lega che un giorno sì e l’altro pure si scagliano contro improbabili rivali (da Satana alle droghe leggere) pur di avere un rivale da additare che nasconda il dolce far nulla del Carroccio. Fatto sta che, a conti fatti, da inizio anno il Governo si è a tratti adagiato, con la conseguenza che la legge di Bilancio (e al seguito anche gli altri provvedimenti) non sono stati seguiti come si sarebbe dovuto.
Affinché la Manovra diventi concreta, infatti, occorre che i vari ministeri, a seconda delle competenze, adottino un totale di 155 decreti attuativi. Tanti ne prevede il testo di legge. Peccato però che, secondo l’ultimo monitoraggio dell’Ufficio per il programma di Governo (aggiornato al 30 aprile) ne risultano approvati solo 20. Appena il 12%. Un po’ pochini considerando che siamo a maggio e la legge, come si sa, è stata approvata a fine dicembre. Cinque mesi fa.
Ma c’è di più. Un accurato dossier del Centro studi della Camera, infatti, ha preso in esame i 67 provvedimenti – dei 155 complessivi – che per legge dovevano essere approvati entro il primo aprile 2019. Ebbene, “dei 67 provvedimenti governativi da adottare entro il termine del primo aprile 2019 (o entro date anteriori) ne risultano adottati 11 (pari al 16,4%)”. Un disastro, considerando che in questo caso la norma contenuta nella legge di Bilancio, essendo scaduti i termini per il decreto attuativo, è di fatto decaduta. Come se non fosse mai esistita.
IL LASCITO DEGLI EX. Ma non è finita qui. Perché se sulla Manovra i ritmi gialloverdi sono decisamente blandi, non va meglio con gli altri provvedimenti e le altre leggi approvate in questi mesi. In totale, infatti, sono ben 236 i decreti attuativi che ancora devono essere adottati in merito alle leggi approvate dall’Esecutivo targato Giuseppe Conte, contro i soli 48 approvati dall’insediamento. E così, ad esempio, i 29 decreti del decreto Crescita sono ancora tutti da adottare. Esattamente come i 17 previsti dal “decretone” di Reddito di cittadinanza e Quota 100. E anche in questo caso qualche norma è già “scaduta”.
Per dire: non risulta adottato (è scaduto il 29 aprile) il decreto che avrebbe istituito un sistema “di verifica della fruizione del Reddito di cittadinanza attraverso il monitoraggio degli importi spesi e prelevati sulla Carta Rdc”. Come detto: nulla di nulla. Vedremo a questo punto se sui controlli ci potrà essere qualche intervento in extremis, come promesso dai Cinque stelle, o meno. Tutto questo fardello, peraltro, è reso ancora più gravoso dal peso del lascito dei Governi precedenti.
E in questo caso – se si può – i numeri dell’Ufficio per il programma del Governo sono ancora più inquietanti. I “provvedimenti attuativi da adottare riferiti a leggi di iniziativa del Governo Gentiloni” sono 279; quelli riferiti invece a leggi di iniziativa del Governo Renzi sono 139; 12, infine, quelli che risalgono all’Esecutivo di Enrico Letta. In buona sostanza, dunque, anche a causa delle cattive politiche passate, sul groppone del Governo gialloverde pesano 666 decreti attuativi latitanti.