Prima la guerra dichiarata ai rave, poi la crociata contro le Ong e la polemica su genitore 1 e genitore 2. Ora la farsa dell’Iva azzerata su pane, pasta e latte (oggi al 4%), che vale in media 22 euro l’anno a famiglia. Il governo non ne azzecca una eppure insiste nel tentativo di distrarre l’opinione pubblica dalla crisi che morde imprese e famiglie, tra salari in picchiata e caro-bollette. Crisi che evidentemente ha difficoltà a gestire. La Manovra che sta prendendo forma, e che è attesa la prossima settimana in Consiglio dei ministri, dovrebbe viaggiare intorno ai 30 miliardi.
I fondi già scarsi a disposizione rischiano peraltro di essere dispersi in mille rivoli, tra misure spot e bonus pensati per tamponare momentaneamente le ferite ma incapaci di fornire risposte strutturali ai problemi che attanagliano il Paese. Una contraddizione in termini, peraltro, considerato che le destre a suo tempo criticavano il governo Conte per presunti sussidi e bonus.
La confessione
Lo stesso responsabile del dipartimento economia della Lega, il deputato Alberto Bagnai, ammette che gli interventi che ha in cantiere il Governo “sono interventi che non si vedono, perché si vede quando ti viene tolto o ti viene dato, ma non si vede quando non ti viene tolto nulla”. Insomma riconosce che se non verrà tolto un euro a famiglie e imprese non verrà allo stesso tempo dato loro nulla. Ad ogni modo quello che si va delineando con la Manovra è una pioggia di bonus.
Dal rifinanziamento per un altro anno di quello per tv e decoder a quelli inclusi nel mix di misure allo studio contro il caro-energia (sconto benzina, bonus sociale e crediti di imposta). La ministra per la Famiglia vorrebbe poi raddoppiare da 100 a 200 euro la maggiorazione per i nuclei con 4 o più figli e garantire 100 euro in più per i figli gemelli. Si cercano anche risorse per il finanziamento dei centri estivi per i ragazzi e per aiutare i minori a conoscere il web.
Delle promesse elettorali poco passerà in Manovra. Del corposo intervento sul cuneo fiscale – Fratelli d’Italia aveva annunciato una sforbiciata di cinque punti – se tutto va bene rimarrà la proroga del mini taglio di tre punti deciso dal governo Draghi. Per evitare il ritorno alla legge Fornero si ipotizza Quota 41 ma in abbinata ai 61 o 62 anni. Della flat tax sbandierata da Lega e Fratelli d’Italia si prevede solo per gli autonomi nella migliore delle ipotesi l’innalzamento del tetto da 65 a 85mila euro e quella incrementale sui redditi del triennio precedente.
La tassa sugli extra profitti dovrebbe salire al 33%. Confermato il condono con lo stralcio dei debiti sotto i mille euro fino al 2015 e il pagamento con mini-sanzione (5%) per quelli sopra i tremila. L’innalzamento del tetto all’uso delle banconote a cinquemila euro, che il Quirinale ha fatto uscire dal decreto Aiuti quater perché privo dei requisiti di urgenza e necessità, rientrerà nella legge di Bilancio.
Al momento pare stoppata l’ipotesi dello scudo fiscale per il rientro dei capitali dall’estero. Lo sblocco della cessione dei crediti del Superbonus, che ha fatto da volano all’economia, è ancora un nodo aperto ma in compenso avremo il Ponte per collegare Sicilia e Calabria, con la riattivazione della società Stretto di Messina, in liquidazione da nove anni. Dal vertice di maggioranza svolto in serata appare confermata in Manovra la stretta sul Reddito di cittadinanza (l’ipotesi, tre anni in tutto, con l’assegno intero assicurato solo per 18 mesi e anche il vincolo di riconoscerlo solo ai residenti in Italia).
In compenso ci sono misure “civetta” come l’azzeramento dell’Iva per un anno su pane, pasta e latte, che oggi è al 4%. Dunque appena una mancetta, nonostante l’enfasi con cui sia stata venduta dai giornali amici del governo. A fare i conti in modo più preciso sono le associazioni dei consumatori, secondo cui questo taglio varrebbe appena 22 euro l’anno a famiglia. Una solenne presa in giro, insomma.
Alla faccia di quanto avrebbe detto la premier sull’attenzione che il governo avrà nei confronti delle categorie più deboli, più fragili, dai giovani agli anziani. Le risorse tolte ai poveri dovrebbero finanziare le pensioni o il mini taglio sul cuneo. Ma, in quest’ultimo caso, il problema di chi non ha affatto busta paga rimane.