Con Mario Draghi a Palazzo Chigi si può fare, mentre con Giuseppe Conte era uno scandalo (leggi l’articolo). Anzi un “vulnus istituzionale”, come lo definì Fratelli d’Italia, mentre Forza Italia parlava di una “manina” sospetta. Così, in futuro, i vertici dei Servizi segreti potranno restare in carica otto anni, senza “spacchettamenti” temporali. Viene rivista la formula del quattro+quattro, prevista dalla legge vigente. Con un comma del decreto Milleproroghe, approvato dal governo Draghi a fine dicembre e trasmesso alla Camera, viene modificata la normativa sui direttori generali di Dis, Aise e Aisi, il gotha degli 007 italiani.
BUFERA SUL NULLA. Cosa cambia nel concreto? Poco o nulla nella sostanza. Viene garantita la continuità dell’incarico, senza intaccare la durata massima di otto anni. Cambia, eccome, la differenza di attenzione mediatica e politica. Quando ci provò Conte si scatenò l’inferno. Nel luglio del 2020, infatti, il precedente esecutivo aveva introdotto la mini riforma all’interno di un decreto che prorogava lo stato di emergenza e le misure anti-Covid.
Immediata scattò la caccia allo scandalo. Sulle colonne del Corriere della Sera un articolo fece le pulci all’emendamento, adombrando il sospetto che Giuseppe Conte volesse prorogare ulteriormente i vertici dei servizi segreti, a lui vicini, con una riforma condotta con un’operazione-lampo. Una tesi che diede subito dato fiato alle trombe delle destre. “Il governo introduce un pericoloso vulnus istituzionale, concernente la materia di nomina dei direttori dei servizi segreti”, scandiva Urso, allora vicepresidente e oggi a capo del Copasir.
“Lo introduce nel metodo – insisteva il parlamentare di Fratelli d’Italia – approvando nottetempo nel decreto una norma senza avvertire il Parlamento e senza darne alcuna forma di pubblicità, salvo la pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Nel merito, trasformando i direttori dei servizi segreti in attendenti precari della Presidenza del Consiglio”.
Non meno ruvido l’intervento della presidente dei senatori di Forza Italia, Anna Maria Bernini: “Il blitz con cui una manina del governo ha inserito nel decreto sulla proroga dello stato d’emergenza la riforma dei servizi segreti, con il prolungamento dei vertici per altri quattro anni, rappresenta l’ennesima forzatura di cui Conte deve dare subito una spiegazione convincente”, tuonava.
BALLE SPAZIALI. Si trattava, in realtà, di una fake news, che pure costrinse l’ex premier Conte a rimuovere la norma dal decreto per evitare lo stillicidio di polemiche. Palazzo Chigi aveva anche spiegato che c’era solo “l’intento di garantire nelle diverse situazioni e nei possibili contesti, come ad esempio nell’attuale stato di emergenza sanitaria, la continuità e la funzionalità della guida degli apparati di intelligence, in modo da evitare possibili pregiudizi in un settore particolarmente delicato quale quello preposto alla tutela della sicurezza nazionale”, come si leggeva negli atti pubblicati alla Camera.
Lo stesso principio seguito ora da Draghi. Addirittura a Conte fu mossa l’accusa di aver introdotto la riforma in un decreto che trattava tutt’altra materia, mentre il premier spiegava l’attinenza con l’emergenza sanitaria: i servizi segreti avrebbero potuto operare in continuità anche durante la fase più cruenta della pandemia. Oggi, invece, Draghi inserisce la norma nel Milleproroghe, che per definizione dovrebbe prorogare, non modificare. Ma stavolta nessun giornale denuncia, né c’è traccia di strepiti politici.