Napoli a rischio per il binomio tremendo tagli e povertà. A lanciare questo allarme è stato ieri il sindaco Gaetano Manfredi all’assemblea dell’Anci, l’associazione nazionale dei Comuni. “Le amministrazioni hanno pagato di più per i tagli negli ultimi 15 anni. Dal 2007 i trasferimenti centrali si sono ridotti del 40%. “I Comuni – ha sottolineato Manfredi – sono quelli che risentono di più dei fenomeni economici, dall’inflazione alla qualità della vita dei cittadini, i quali giustamente si aspettano quella condizione di civiltà che rappresentano la base del nostro patto costituzionale. Vedere che dopo sette anni si torna nuovamente a tagliare risorse ai Comuni, pur in modo non dichiarato, semplicemente non ristorando l’inflazione, o gli aumenti dei salari, significa ridurre implicitamente la capacità di spesa, che nel caso di Napoli è scesa tra il 10 e il 15%”.
Il sindaco di Napoli Manfredi è preoccupato: troppa povertà. I giuristi napoletani chiedono un trust sui beni comuni
Dunque, pur con un’invarianza di spesa, che permette al governo di negare i tagli, in concreto i sindaci hanno meno risorse da spendere, soprattutto per quei servizi essenziali tra i quali rientra ormai pienamente il welfare e l’assistenza ai ceti poveri. Il sindaco ha messo quindi al centro dell’attenzione un altro rischio. “Se guardiamo al welfare, si è fatta una scelta sul taglio del Reddito di cittadinanza, che può essere condivisa o meno, ma sicuramente noi non abbiamo tagliato la povertà. I dati dell’Istat ci dicono che l’indigenza cresce in famiglie a bassissimo reddito ma anche in quelle che lavorano e non hanno la capacità di garantire i livelli di sussistenza”.
Secondo l’ex rettore in tutti i Comuni d’Italia “abbiamo una fila di cittadini fuori ai servizi sociali che chiedono sostegni, per i libri, i trasporti… Giustamente lo fanno, e noi che rispondiamo? Che abbiamo un problema di finanza? È vero, ma io credo che nelle scelte occorra partire prima dal bisogno dei cittadini e poi capire chi deve pagare di più, considerando un presupposto: l’efficienza nell’amministrazione, la serietà nel governo e la qualità della gestione della cosa pubblica”. I sindaci, nella stragrande maggioranza, da Sud a Nord, “hanno dimostrato di essere stati super responsabili, super capaci di dare risposte ai cittadini e di prendersi carico delle proprie comunità”.
Dal primo cittadino arriva poi una proposta: “io dico che serve un nuovo patto di fiducia nei confronti dei sindaci e delle amministrazioni perché noi rappresentiamo i cittadini italiani. Per farlo – ha osservato – servono interventi selettivi. Io condivido quanto detto dal ministro Giorgetti: dobbiamo fare interventi selettivi, ma la selezione facciamola bene, scegliamo veramente nel Paese chi deve contribuire di più al riequilibrio di una situazione finanziaria sicuramente complessa e chi deve fare di meno”. Per Manfredi “va anche rivisto il tema della finanza locale. Noi siamo l’unica amministrazione pubblica che non ha una finanza derivata, la maggior parte di quello che facciamo deriva dalle nostre tasse, dalla nostra capacità di riscossione, e sappiamo che è diversa nelle varie aree del Paese. Molti enti vivono con una finanza derivata e forse potrebbero dare anche un contributo maggiore ai problemi che viviamo per far sì che noi possiamo dare risposte ai cittadini. Se gli diamo 50 euro in più al mese e poi dall’altro lato gli aumentiamo i costi dei servizi non penso che i cittadini siano contenti”.
Solo per l’effetto dell’inflazione le risorse a disposizioni delle amministrazioni comunali sono calate moltissimo
Sempre ieri dai giuristi napoletani riunitisi nella sede del Tar Campania per discutere sul libro “Il caso Napoli” di di Annamaria Abruzzese sui beni comuni e sulle implicazioni della direttiva Bolkestein. Secondo Lucilla Gatt, avvocato e docente ordinario di diritto civile all’Università Suor Orsola Benincasa, intervenuta insieme ad altri giuristi e magistrati: “non è un caso che questo libro sia stato scritto a Napoli – ha dichiarato Gatt – perchè il concetto dei beni comuni ha preso vita e corpo in questa città diventando realtà. La distinzione tra proprietà privata e pubblica non è più così netta. Con i beni comuni bisogna porre interrogativi sulla gestione. Abruzzese propone il trust a differenza del project financing: durante il Covid amministrazioni e comunità hanno agito insieme dandosi la mano”. Così a Manfredi è arrivato un messaggio chiaro sui beni da difendere a Napoli e con chi farlo.
Leggi anche: A Napoli non c’è un governo e si rischia il caos (di Luigi de Magistris)