di Monica Setta
Mi sono chiesto più volte dopo il risultato del voto, come mai due partiti come il Pd e il Pdl non fossero stati in grado di prevedere il boom di Grillo. Eppure, la gente era stanca da tempo degli scandali, del malaffare della politica, del distacco crescente fra la società civile e il cosiddetto Palazzo. Come mai da parte delle principali forze politiche del paese un errore di valutazione così grossolano?” Giorgio Fossa, classe 1954, lombardo purosangue di Varese, presidente della Confindustria dal 1996 al 2000, non ci pensa neppure a tentare un approccio diplomatico con quest’intervista a La Notizia e anche a costo di essere impopolare, confida, dirà quel che pensa: ormai le imprese, le famiglie e il sistema Italia sono con l’acqua alla gola, un passo falso e via, giù per sempre nel baratro. La ricetta di Fossa è netta: “Bisogna dare un mandato breve al presidente del Senato Piero Grasso, fare questa benedetta riforma elettorale e solo dopo tornare al voto”. Grillo, pronostica l’ex leader di viale dell’Astronomia, non cederà facilmente e con la sua pretesa di “contare” alle consultazioni in corso al Quirinale potrebbe rischiare addirittura di far saltare il tavolo con un ritorno immediato al voto.
La nostra conversazione parte proprio da qui perchè gli imprenditori privati italiani, come ha ribadito anche l’attuale numero uno della Confindustria Giorgio Squinzi, hanno estrema necessita di un “governo che governi” per sbloccare i crediti alle aziende della Pubblica amministrazione e creare, con nuovi flussi di risorse, 250mila posti di lavoro.
Domanda. Credo che nessuno o quasi oggi voglia essere nei difficili panni di Giorgio Napolitano con Berlusconi che invoca le “larghe intese”, Bersani che pretende legittimamente un incarico pieno e Grillo che nega ogni appoggio a qualsiasi esecutivo se non ad uno ipotetico targato Movimento 5 stelle. Se lei fosse al posto di Napolitano che scelta farebbe?
Risposta. “Noi imprenditori auspichiamo che ci sia al più presto un governo per il paese perchè la situazione delle imprese è molto più complicata di come si racconta. Ma i veti incrociati dei partiti potrebbero riportare il paese nuovamente al voto e questo sarebbe un danno netto per l’economia. Intanto, tornare a votare costa e poi, senza una riforma elettorale, a che cosa servirebbe? Per questo, restando pragmatici e realisti, ritengo che l’opzione di un mandato breve ad una personalità come il nuovo presidente del Senato Piero Grasso sarebbe la migliore soluzione. D’altronde, Grasso ha già detto di essere pronto ad esprimere quello spirito di servizio che mi pare abbia dimostrato fin qui in modo convincente. Mi chiedo però come si riuscirà a fare una riforma elettorale il nuovo governo quando su questo terreno, ha fallito l’esecutivo precedente guidato da Mario Monti e sostenuto, allora sì convintamente, dal Pdl e dal Pd? Allora, sulla scena non c’era ancora il 25 per cento dei voti di Grillo e i due partiti erano forti”.
D. Giganti dai piedi d’argilla, come direbbe lei, visto che non si erano accorti che il movimento 5 stelle, giorno dopo giorno, attraverso il nuovo strumento di democrazia politica che è la Rete, sfoltiva la loro base di consensi. Come mai questa miopia della classe politica? Immaginavamo che i nostri politici fossero “ forchettoni”, ma non così ingenui…
R. “È quello che mi sono chiesto anche io, sinceramente stupito della sottovalutazione che i principali leaders politici avevano fatto del movimento di Grillo. Forse molti di loro hanno passato troppo tempo nei salotti tv dimenticando che il paese cambiava fisionomia e cercava nuove risposte a domande concrete. Molti volti noti della nostra politica pensavano che Grillo non contasse perchè era “invisibile” alla massa dei telespettatori, conosciuto, seguito e apprezzato dal web che ancora oggi appare “altro” dai tradizionali media come carta stampata e tv. E invece bisogna dire esplicitamente come ha fatto Cesare Romiti che Grillo è stato uno stimolo importante per scuotere la classe dirigente del Palazzo pronta a tagliare tutto, ma non i suoi privilegi. Se negli anni scorsi, piuttosto che stazionare nei talk show, i politici fossero stati in mezzo alla gente e ai veri problemi di sopravvivenza del paese, avrebbero capito in anticipo la portata eversiva del movimento grillino e si sarebbero attrezzati meglio a rispondere in modo democratico ma efficace a questo “ terremoto” che si è abbattuto sulla famosa Casta”.
D. Lei è fra coloro che pensano: se si torna al voto Grillo fa l’en plein oppure fra chi sostiene che le smagliature esibite nell’attuale prova di costruzione del governo penalizzerebbero, in un eventuale ricorso alle urne, il movimento 5 stelle?
R. “Io penso che l’escalation di Grillo non sia destinata a fermarsi. La piazza preme, la disoccupazione, il ricorso alla cassa integrazione, il sistema di welfare che in alcuni casi non tiene più, sono tutti elementi potenzialmente destabilizzanti. La gente che non arriva alla fine del mese o che ha figli disoccupati non ha più tempo di guardare la tv, ha bisogno di risposte concrete e urgenti. Dietro Grillo ci sono persone che si sono stufate di stare ad assistere, inermi o quasi, allo scempio operato da alcuni, alle ruberie, agli abusi di potere o agli scandali. Le nostre aziende hanno bisogno di politiche di sviluppo serie perchè l’economia possa ripartire rimettendo al centro la grande questione essenziale del lavoro. Tutto il resto, mi creda, non conta. Sono solo parole”.
D. La sua fama di osservatore spietato e profetico della politica la segue fin dall’inizio degli anni 90. All’epoca del primo governo Berlusconi quando sulle spinte del boom della Lega, una parte di piccoli imprenditori tentava la fuoriuscita dal salotto confindustriale, lei riuscì a ricompattare l’associazione. Ieri come oggi lei sosteneva che se la classe dirigente si allontana troppo dalla società civile è destinata ad essere spazzata via dalla storia. Pensa che avremo un governo, al termine di questo giro di consultazioni?
R. “La penso a questo proposito come Napolitano. Il presidente ha detto che gli italiani hanno sempre la capacità di riscattarsi quando arrivano a questo punto di difficoltà. Ebbene io aggiungo che siamo con l’acqua alla gola: o lo scatto arriva subito oppure sarà inutile. Ma sono fiducioso nella forza che ha il paese di rialzarsi e ricominciare a lavorare seriamente. La politica italiana ha necessità di una profonda bonifica. Ma non possiamo tornare al voto senza riforma elettorale per questo credo che al governo Grasso non ci siano grandi alternative. Le larghe intese dovrebbero consentire l’appoggio di tutte le forze politiche alle riforma urgenti da realizzare immediatamente. Gli italiani che hanno votato Grillo sono ancora arrabbiati e dalla rabbia alla piazza il passo non è lungo” .
D. È d’accordo con i dealers che ieri sui mercati, complice proprio la posizione intransigente dei grillini, scommettevano sul ritorno alle urne con lo spread a quota 500?
R. “Lo spread sembra destinato a ripartire non soltanto per la crisi politica italiana ma anche per altri fattori contingenti, a cominciare dall’emergenza di Cipro. Anzi, il colpo più forte al differenziale fra i bund e i tassi italiani potrebbe arrivare nelle prossime ore proprio da Cipro. Il fallimento di Cipro allarma i mercati, il paese vale lo 0,2 per cento dell’intera area euro ma rischia di diventare una grande leva per la speculazione finanziaria. Fino al 25 banche e Borsa saranno chiuse, ma poi? “.