Non c’è niente da fare: i due grandi nodi del governo stanno sempre lì a bloccare tutto, e soprattutto le poltrone. Così in queste ore appare più chiaro del solito che al primo dei problemi – la rivalità tra i leader della maggioranza – non è da meno la mancanza di una classe dirigente considerata affidabile dalle destre. Ovviamente, di argomenti come il merito o il bene superiore del Paese si parla pochissimo.
C’è ancora un giorno di tempo per fare i nomi di chi guiderà Enel, Eni, Poste Italiane, Leonardo, Terna e altre grandi aziende
E perciò, di fronte al muro contro muro sui capi-azienda delle partecipate pubbliche, il Consiglio dei ministri di ieri sera ha alzato bandiera bianca. C’è ancora un giorno di tempo per fare i nomi di chi guiderà Enel, Eni, Poste Italiane, Leonardo e Terna, e poi a seguire molte altre aziende che costituiscono lo zoccolo duro dell’economia nazionale. Da qui la decisione di rinviare fino all’ultimo il dossier, che nella parte più importante sarebbe in ogni caso già ultimato.
Molto da definire ci sarebbe invece nelle caselle dei consiglieri di amministrazione, che contano poco dal punto di vista gestionale delle società, ma sul versante delle clientele politiche è tutta un’altra storia. Se solo i partiti del Centrodestra, e in particolare Fratelli d’Italia, avessero abbastanza nomi con il necessario curriculum per ogni strapuntino.
Descalzi potrebbe essere confermato Ad dell’Eni
Le voci più ricorrenti ieri sera davano quindi Claudio Descalzi confermato Ad dell’Eni. Troppo delicati i dossier che sta seguendo in piena crisi energetica, e poi ormai da tempo è una sorta di consigliori della premier. Troppo cocente per la Meloni, che da asso piglia tutto passerebbe per la sconfitta di queste nomine, l’eventuale stop a Stefano Donnarumma, indicato per la guida dell’Enel.
Più incerto il successore proprio di Donnaruma a Terna, dove potrebbe essere l’ora della prima donna al timone di una delle cosiddette partecipate di prima fascia. La scelta sarebbe orientata su Giuseppina Di Foggia, da anni vicepresidente di Nokia Italia, che dovrà lavorare più sodo di tutti gli altri per essere riconosciuta l’ottima manager che è piuttosto che un’amica di famiglia nel circolo Meloni.
Per Leonardo sarebbe pronto Roberto Cingolani voluto da Grillo al ministero dell’Ambiente
In ballo il nome di Paolo Scaroni, ex Ad di Enel ed Eni, che chiuse con Berlusconi premier i grandi contratti con Putin (e per questo preso con le molle dalla premier) e due alti nomi delle istituzioni: i generali (entrambi delle Fiamme Gialle) Luciano Carta e Giuseppe Zafarana, per Poste o Leonardo. Per la prima, la guida resterebbe solida in mano agli attuali vertici Matteo Del Fante e Giuseppe Lasco, forti dei loro risultati economici straordinari, mentre per Leonardo la sorpresa sarebbe quella di Roberto Cingolani, il super ministro della Transizione ecologica mediato incredibilmente da Beppe Grillo con Mario Draghi, e rivelatosi ben presto molto più bravo come ministro della restaurazione fossile.
Con l’eccezione di Scaroni, tutti i nomi visti finora sarebbero farina del sacco della premier, con non poca delusione degli alleati di Lega e Forza Italia. Al punto che ieri pomeriggio – smentendo le dichiarazioni di facciata fatte da Salvini su una piena sintonia con la Presidente del Consiglio – il capogruppo del Carroccio alla Camera, Riccardo Molinari, aveva detto a Radio24 che “sarebbe bizzarro se fosse un partito solo a indicare i manager a discapito di altri partiti”. Un segnale che non avrebbe condizionato la Meloni, che starebbe puntando anche in queste ultime ore a compensare gli alleati con i posti nei Cda.
D’altra parte nelle prime due nomine, nei giorni scorsi, ce n’era stato per tutti, con Luigi Lovaglio, gradito a Giorgetti (e Draghi) al Monte Paschi e Pasqualino Monti (FdI) all’Enav. E sempre ieri, in questo clima, sono stati indicati Gabriella Alemanno e Federico Cornelli in Consob.