Si chiamava Alessandro Panariello. Aveva 21 anni. È morto sul lavoro venerdì scorso in una ditta edile di Scafati, in provincia di Salerno, schiacciato da una lastra d’acciaio caduta dalla carrucola con cui stava sollevando dei materiali. Secondo gli avvocati della famiglia, il giovane era senza contratto. In nero. Gli davano 50 euro al giorno, senza contributi né altro. Un’ora prima di perdere la vita, Alessandro aveva mandato un messaggio alla fidanzata dicendole di volersene andare. Era stanco di essere sfruttato e sottopagato. Come dargli torto? Un’altra vita spezzata, l’ennesima. Uno stillicidio continuo e inarrestabile. Da un lato, come dimostra tale caso, c’è il menefreghismo totale per le regole da parte di alcuni (e sottolineo alcuni) imprenditori. Dall’altro – collegato al primo – c’è l’esiguità, per non dire la mancanza, di controlli.
Come ha riportato Lorenzo Borga su “Sky Tg24”, lo scorso anno, quando si sono registrati 1.041 infortuni mortali, le ispezioni nei luoghi di lavoro si sono fermate a 111.281. Solo 92.658, emerge consultando la sintesi dell’attività ispettiva 2023 dell’Ispettorato nazionale del lavoro (Inl) reperibile in rete, sono ascrivibili alla vigilanza in materia di lavoro; 9.202 hanno riguardato invece quella previdenziale (svolta dall’Inps) e, ancora, 9.421 quella assicurativa (Inail). Volgendo lo sguardo al passato, dai dati dell’Inl si evince che nel 2019 le stesse ispezioni erano state in totale 159.805; nel 2018 furono addirittura 166.280. La ragione, come segnala Borga, è la carenza di personale. All’Ispettorato manca un dipendente su 3: servirebbero 7.687 unità, ce ne sono solo 5.068. La colpa sarebbe da ricercare, in primis, nelle retribuzioni proposte. La paga base, circa 1.700 euro netti al mese, è inferiore a quella percepita dai parigrado di Inps e Inail (oltre 2mila euro netti al mese per il primo impiego) e ciò scoraggerebbe molti a intraprendere questa carriera.
Sempre Borga ricorda come dei 1.174 posti da ispettore previsti dall’ultimo concorso Inl di fine 2022 ne siano stati coperti 677, il 57,6%. Ci sarebbero altri 500 posti vacanti, ma servirà un nuovo concorso visto che ormai la graduatoria è esaurita. Ora il governo promette più controlli e sanzioni, ma è come chiudere la stalla quando i buoi sono scappati. Difatti, i succitati numeri dell’Inl indicano chiaramente come l’inosservanza delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sia ormai “cronicizzata”. Nel 2023 l’indice di irregolarità riscontrato è stato pari al 69,8%, il 3,2% in più rispetto al 2022 (66,6%). Sempre in confronto a due anni fa, sono cresciute del 12% le violazioni relative al lavoro nero (passate da 14.906 a 16.744), nonché le vittime di caporalato e sfruttamento (da 1.051 a 3.208). Di fronte a tutto ciò il motto di questo governo, “non disturbare chi vuole fare”, suona davvero beffardo.