Manca sicurezza e c’è il rischio di pesanti danni ambientali. Sotto sequestro l’oleodotto Civitavecchia-Fiumicino. A novembre alcuni furti avevano provocato lo sversamento di cherosene

Era il 6 novembre scorso quando l’oleodotto Civitavecchia – Fiumicino che dalla raffineria portuale rifornisce di cherosene per aviazione il principale scalo romano, era stata oggetto di alcuni tentativi di furto di carburante. La scoperta era stata fatta l’indomani mattina quando il cherosene si era riversato sulla spiaggia di Passoscuro, nei canali tra Maccarese e Palidoro e nel fiume Arrone provcando seri danni ambientali e inondando l’aria di un forte odore acre. La Guardia Costiera, i vigili del fuoco, i carabinieri e i tecnici dell’Eni, proprietaria dell’oleodotto, erano riusciti a bloccare poi la fuoriuscita di carburante.

E oggi arriva la decisione del gip del Tribunale di Civitavecchia, Massimo Marasca, il quale ha disposto il sequestro dell’oleodotto “finché non saranno installati adeguati sistemi di controllo atti ad impedire ulteriori reati”. Il sequestro è stato effettuato dai carabinieri del Noe al termine dell’indagine avviata dal procuratore di Civitavecchia, Gianfranco Amendola. Il procedimento al momento è contro ignoti.

I prelievi e gli accertamenti tecnici, effettuati tra gli altri anche dall’Arpa Lazio, hanno evidenziato infatti sversamenti di cherosene per 30mila litri su terreni ed acque superficiali a Palidoro e Maccarese, nel comune di Fiumicino, per un tratto di 6 chilometri, “colpendo la vegetazione spondale dei medesimi canali e gli appezzamenti agricoli attigui, nonché la fauna acquatica (provocando la morte di pesci, molluschi, crostacei, anfibi, uccelli e nutrie)”, si legge nel decreto di sequestro.

Wwf Italia e Legambiente hanno accolto “positivamente” il provvedimento di sequestro dell’oleodotto. “La decisione – afferma Riccardo Di Giuseppe, responsabile delle Oasi WWf di Fregene e Maccarese – conferma l’attuale assenza di un adeguato sistema della condotta contro eventuali furti o danni strutturali. È un’occasione per ribadire che ci sono stati danni ingenti alla flora e alla fauna, oltre alla salute dei cittadini, in un territorio a forte vocazione agricola e turistica”. A rincarare la dose, come detto, Legambiente. Il presidente Roberto Scacchi, in una nota, dice: “Buono il provvedimento giudiziario su una infrastruttura delicata e pericolosa che ha scatenato un vero disastro ambientale a novembre scorso ora si istallino sistemi di controllo adeguati, preservando la sicurezza del territorio e della natura di Fiumicino”.