di Marco Castoro
Il deputato renziano Anzaldi spara nei confronti dei vertici Rai. Lancia messaggi alla Maggioni, la cui nomina a presidente è stata decisa sull’aereo con Gentiloni, il politico di riferimento della cordata a cui appartiene lo stesso Anzaldi. Quest’ultimo, membro della Vigilanza vorrebbe che la presidente si confrontasse con lui come referente, così come dovrebbe fare il dg, essendo stato scelto da Renzi. La realtà è però ben diversa. Morale della favola: Anzaldi da mazziere si è ritrovato nel ruolo del due di coppe a briscola quando comanda bastoni. E perciò ha iniziato la sua campagna di disturbo allo scopo di racimolare qualche osso da spolpare in fase di nomine (il suo candidato Riotta rischia di restare fuori dai giochi). Ma i suoi avvertimenti non sono stati presi bene da Renzi che ha chiesto ai capigruppo del Pd di replicare alle accuse. Hanno preso le difese dei vertici di Viale Mazzini e così la sortita di Anzaldi è finita per blindare ancora di più Campo Dall’Orto, dando anche l’impressione che i vertici siano svincolati dalle pressioni politiche di Palazzo Chigi. Perché se non si confrontano con il numero uno dei renziani in Vigilanza vuol dire che sono autonomi. Anzaldi è un’anima in pena. Ha attaccato Giannini e Ballarò, il direttore di Raitre Vianello. Del Tg3 Berlinguer, la Leosini per Storie maledette. Ora la Maggioni e Campo Dall’Orto. Ma non ha detto nulla sui soldi sprecati per la trasmissione di Riotta di quest’estate, 2 milioni di budget che divisi per le 7 puntate fanno oltre 285 mila euro a serata, più di Ballarò che è costato mediamente 150 mila a puntata (super compenso del conduttore a parte).