di Vittorio Pezzuto
Matteo Renzi sembra aver sottratto a Silvio Berlusconi la capacità di imporre tempi e temi dell’agenda politica. «Veramente detta soltanto l’agenda delle chiacchiere» ci risponde il senatore azzurro Lucio Malan. «Chiacchiera con grande leggerezza di una riforma del lavoro che il suo viceministro dell’Economia Stefano Fassina ha definito inutile nonché di riforme istituzionali concepite come merce di scambio fra le diverse fazioni del Pd. Sul vero problema dell’Italia – un’economia uccisa dal rigore della linea Merkel-Napolitano – non ha invece pronunciato una sola parola».
Si rivolge innanzitutto a Beppe Grillo, senza mai citare Berlusconi.
«L’ho notato anch’io. Ciascuno si sceglie gli interlocutori di cui pensa di essere degno. Effettivamente in quanto a inconcludenza e velleitarismo ha molto più a che fare con il leader del Movimento 5 Stelle. Quanto al processo di riforma elettorale, sono anni che avanziamo una serie di soluzioni possibili mentre il Pd ha sempre bloccato ogni trattativa insistendo sulla follia del doppio turno (che costerebbe un’enormità) o su altre formule disegnate sulle sue particolari esigenze».
Ma la vostra proposta qual’è?
«Restiamo a favore di un sistema bipolare. Il Mattarellum? Ha comportato una serie di problemi che non andrebbero dimenticati: scorporo, deputati fantasmi, paracadutismi vari, liste civetta e soprattutto 36 partiti rappresentati in Parlamento. Un sistema uninominale senza quota proporzionale sarebbe decisamente migliore. Detto questo, abbiamo proposto diverse volte il sistema spagnolo: proporzionale ma basato su circoscrizioni elettorali molto piccole che determinano un effetto maggioritario e semplificatorio».
Occorrerà comunque leggere le motivazioni della bocciatura del Porcellum.
«La Consulta fa fatica a scriverle perché la sua sentenza è abnorme, molto presumibilmente redatta per compiacere il Quirinale che voleva uno strumento per evitare le elezioni. E a questo punto la logica vieterebbe di affrontare riforme costituzionali con un Parlamento politicamente e gravemente delegittimato. Soprattutto vieta l’approccio unilaterale alle riforme adottato da Renzi».
Non siete d’accordo con l’abolizione del Senato?
«Sarebbe interessante sapere cosa vuole mettere al suo posto. Senta, un partito che rappresenta il 24 per cento degli elettori e che alla Camera è sovrarappresentato in virtù di un premio di maggioranza incostituzionale non può fare proposte di questo genere. E non dimentico che nel 2005 abbiamo fatto approvare dal Parlamento una legge di riforma costituzionale che aboliva il bicameralismo perfetto, riduceva il numero dei parlamentari, rafforzava il potere dell’esecutivo e razionalizzava le competenze tra Stato e Regioni. Purtroppo proprio i protagonisti di oggi – Letta, Renzi e Franceschini – nel giugno 2006 si sono schierati sotto la guida di Oscar Luigi Scalfaro per la vittoria dei No al referendum confermativo, impedendo così l’entrata in vigore di queste riforme. Le quali vanno fatte col cervello e non con i proclami: gli italiani non sono dei fessi e non te li compri con la presunta abolizione del Senato mentre sono costretti a subire gli effetti di una crisi economica che il governo sta aggravando con grande determinazione».
Renzi ha ripreso uno dei vostri temi: la necessità di imporre in sede europea le ragioni di uno sforamento del vincolo del deficit al 3 per cento. Non mi dirà che sbaglia?
«Mah, bisogna vedere per fare che cosa. Non certo altre marchette nell’area di Firenze. Di queste ne abbiamo viste già fin troppe nell’ultima legge di Stabilità e nei provvedimenti precedenti… Se lo facciamo dev’essere per investire su una detassazione che sia accompagnata da una sburocratizzazione a costo zero. Con tasse più basse il gettito può addirittura aumentare mentre con le manovre di Monti e Letta abbiamo avuto la prova che una maggiore imposizione fiscale diminuisce il gettito, abbattendo la propensione al consumo e accrescendo la disoccupazione. Basta col fare la guerra in Italia a chi vuole produrre e dare lavoro! E basta con misure controproducenti come l’ulteriore limitazione all’uso del contante che in alcuni casi, pensiamo a quello del pagamento degli affitti, produce solo un aumento del nero».
Intanto l’attivismo del leader Pd mette nell’angolo Alfano e il suo Ncd.
«Ho molta pena per loro. Scopriamo che stanno in una coalizione fondata su un patto che prevede come punto qualificante le unioni civili. Peccato che i piddini si siano dimenticati di informarne appunto la coalizione… Renzi sta dimostrando un piglio padronale che Berlusconi non si è mai sognato di avere nemmeno quand’era presidente del Consiglio».
«L’ho notato anch’io. Ciascuno si sceglie gli interlocutori di cui pensa di essere degno. Effettivamente in quanto a inconcludenza e velleitarismo ha molto più a che fare con il leader del Movimento 5 Stelle. Quanto al processo di riforma elettorale, sono anni che avanziamo una serie di soluzioni possibili mentre il Pd ha sempre bloccato ogni trattativa insistendo sulla follia del doppio turno (che costerebbe un’enormità) o su altre formule disegnate sulle sue particolari esigenze».
Ma la vostra proposta qual’è?
«Restiamo a favore di un sistema bipolare. Il Mattarellum? Ha comportato una serie di problemi che non andrebbero dimenticati: scorporo, deputati fantasmi, paracadutismi vari, liste civetta e soprattutto 36 partiti rappresentati in Parlamento. Un sistema uninominale senza quota proporzionale sarebbe decisamente migliore. Detto questo, abbiamo proposto diverse volte il sistema spagnolo: proporzionale ma basato su circoscrizioni elettorali molto piccole che determinano un effetto maggioritario e semplificatorio».
Occorrerà comunque leggere le motivazioni della bocciatura del Porcellum.
«La Consulta fa fatica a scriverle perché la sua sentenza è abnorme, molto presumibilmente redatta per compiacere il Quirinale che voleva uno strumento per evitare le elezioni. E a questo punto la logica vieterebbe di affrontare riforme costituzionali con un Parlamento politicamente e gravemente delegittimato. Soprattutto vieta l’approccio unilaterale alle riforme adottato da Renzi».
Non siete d’accordo con l’abolizione del Senato?
«Sarebbe interessante sapere cosa vuole mettere al suo posto. Senta, un partito che rappresenta il 24 per cento degli elettori e che alla Camera è sovrarappresentato in virtù di un premio di maggioranza incostituzionale non può fare proposte di questo genere. E non dimentico che nel 2005 abbiamo fatto approvare dal Parlamento una legge di riforma costituzionale che aboliva il bicameralismo perfetto, riduceva il numero dei parlamentari, rafforzava il potere dell’esecutivo e razionalizzava le competenze tra Stato e Regioni. Purtroppo proprio i protagonisti di oggi – Letta, Renzi e Franceschini – nel giugno 2006 si sono schierati sotto la guida di Oscar Luigi Scalfaro per la vittoria dei No al referendum confermativo, impedendo così l’entrata in vigore di queste riforme. Le quali vanno fatte col cervello e non con i proclami: gli italiani non sono dei fessi e non te li compri con la presunta abolizione del Senato mentre sono costretti a subire gli effetti di una crisi economica che il governo sta aggravando con grande determinazione».
Renzi ha ripreso uno dei vostri temi: la necessità di imporre in sede europea le ragioni di uno sforamento del vincolo del deficit al 3 per cento. Non mi dirà che sbaglia?
«Mah, bisogna vedere per fare che cosa. Non certo altre marchette nell’area di Firenze. Di queste ne abbiamo viste già fin troppe nell’ultima legge di Stabilità e nei provvedimenti precedenti… Se lo facciamo dev’essere per investire su una detassazione che sia accompagnata da una sburocratizzazione a costo zero. Con tasse più basse il gettito può addirittura aumentare mentre con le manovre di Monti e Letta abbiamo avuto la prova che una maggiore imposizione fiscale diminuisce il gettito, abbattendo la propensione al consumo e accrescendo la disoccupazione. Basta col fare la guerra in Italia a chi vuole produrre e dare lavoro! E basta con misure controproducenti come l’ulteriore limitazione all’uso del contante che in alcuni casi, pensiamo a quello del pagamento degli affitti, produce solo un aumento del nero».
Intanto l’attivismo del leader Pd mette nell’angolo Alfano e il suo Ncd.
«Ho molta pena per loro. Scopriamo che stanno in una coalizione fondata su un patto che prevede come punto qualificante le unioni civili. Peccato che i piddini si siano dimenticati di informarne appunto la coalizione… Renzi sta dimostrando un piglio padronale che Berlusconi non si è mai sognato di avere nemmeno quand’era presidente del Consiglio».