Promette che nelle ultime 48 ore sarà ancora più determinato. Pierfrancesco Majorino, candidato per il centrosinistra contro il presidente uscente Attilio Fontana, è convinto che sia possibile l’impossibile: sconfiggere a sorpresa la destra dopo 28 anni di governo. L’eurodeputato dei dem ammette anche di non essere preoccupato dalla presenza di Letizia Moratti sostenuta dal Terzo polo e, soprattutto, si dice convinto che lo schema politico che si presenta alle prossime elezioni regionali in Lombardia (una coalizione che vede insieme Pd, M5S, Civici e l’Alleanza Verdi-Sinistra) sia un laboratorio da ripetere anche sul piano nazionale.
Majorino, la sensazione dopo questa campagna elettorale, a pochi giorni dalle elezioni?
“Io sono convinto del fatto che siamo riusciti a compiere un mezzo miracolo fino a ora. Quando due mesi fa siamo partiti, a pochissime settimane dal voto, il dibattito verteva su chi sarebbe arrivato secondo tra me e Letizia Moratti, oggi è evidente che la partita è diversa. Sono fiducioso del fatto che possiamo essere noi la sorpresa di queste elezioni regionali. Mi sento in partita e lotterò fino all’ultimo per riuscire a vincerle. Credo che ci sia una buona energia diffusa, tanta gente che si sta dando da fare, che vuole cambiare. Quindi insisterò con passione e determinazione”.
Negli ultimi giorni è tornato di moda il “voto utile” anche se non è mai un argomento che appassioni gli elettori. Crede davvero che possa servire a spostare in questi ultimi giorni il voto da Letizia Moratti a lei, nonostante i programmi così profondamente diversi?
“Non credo che siamo noi a fare campagna sul voto utile. Abbiamo effettivamente programmi molto diversi su sanità, lavoro, ambiente e soprattutto c’è un abisso in termini di credibilità avendo lei votato tremilaecinquantasette volte a favore dei provvedimenti di Fontana. Sono però convinto che tanti elettori del Terzo polo siano d’accordo con noi sulla necessità di cambiare le cose in Regione Lombardia. Quindi gli incerti alla fine sceglieranno di cambiare le cose e per questo motivo alla fine sceglieranno di sostenermi”.
Le malelingue dicono “Majorino farà la campagna elettorale e nel caso non vinca come è già successo il Partito democratico dovrà fare a meno di lui e il Pd si siederà in un’opposizione sempre troppo morbida”. Crede che questa elezione, anche nel caso in cui non arrivi una vittoria, possa essere il primo passo della costruzione di uno schema da riproporre a livello nazionale? Magari senza doversi inventare un candidato all’ultimo momento, fra 5 anni…
“Questo è un dibattito che nel caso voglio affrontare la settimana prossima. Ora ci diamo dentro fino all’ultimo con grande determinazione. Io ho sentito la comunità del Pd assolutamente a mio sostegno e sono orgoglioso, in Lombardia abbiamo lavorato molto bene insieme nonostante la presenza concomitante del congresso. Sono assolutamente felice della nostra unità”.
Pensa che il congresso in corso l’abbia fiaccata?
“No, non ha inciso. Ho sempre ritenuto surreale la scelta di non eleggere subito un nuovo segretario però non c’è stato nessuna divisione. In Lombardia si è lavorato e si sta lavorando tutti assieme per ottenere il migliore risultato possibile”.
Lei insiste molto sul fatto che lo schema di alleanze che propone in Lombardia sia un laboratorio per il piano nazionale e non solo la riproposizione della cosiddetta “alleanza giallorossa”. Secondo lei in cosa sono più maturi i rapporti e le relazioni, anche con il M5S? Qual è l’esperienza lombarda che si può riproporre a livello nazionale?
“Credo che la cosa positiva e importante è che ci siamo incontrati con le altre forze politiche senza forzature ma confrontandoci sulle idee e sui programmi. A quel punto abbiamo deciso di costruire un’alleanza, senza demonizzazioni reciproche e senza forzature. Questo è il messaggio costruttivo, importante e positivo”.
Si diceva che il Pd in occasione delle elezioni regionali in Lombardia fosse sempre troppo milanocentrico. Lei ha girato molto anche nelle zone di confine della regione. Che sensazioni ha colto?
“Ho insistito molto sul tema del rapporto con comunità e luoghi e terre diverse dalle grandi città perché li ritengo elementi essenziali non solo per il consenso ma per il senso di una regione che non può abbandonare a sé stesse le realtà locali. Lo rifarei cento volte. Sono contento di essere impegnato in questi luoghi e incontri e continuerà in particolare nelle ultime 48 ore. Sarò tantissimo ancora in giro e credo si debba andare avanti così. Siamo in una fase che io interpreto come una grande opera di ricostruzione e spero che ciò ci porterà addirittura a compiere il miracolo di vincere”.
Fontana continua a ripetere che rifarebbe tutto, anche le scelte prese durante la pandemia. Come può un lombardo accettare una dichiarazione del genere?
“Vedremo quale sarà il risultato. Sono convinto che ci sia un sacco di gente che non voglia la continuità e anzi voglia una gestione radicalmente nuova e diversa. Sono anche molto determinato a proseguire su questo terreno. Noi possiamo rafforzare la sanità pubblica e non abbandonarla a sé stessa. E questo non vuol dire colpevolizzare il mondo della sanità privata ma significa pensare che è mancato il necessario sostegno alla sanità pubblica e alla medicina territoriale. Queste sono le principali responsabilità di chi ha governato in questi anni. E credo si debba insistere”.