L’incoronazione ufficiale di Luigi Di Maio è arrivata ieri sera dal palco della kermesse di Rimini. Sarà lui il candidato premier del Movimento 5 Stelle (M5S) avendo ottenuto 30.936 voti su 37.442 votanti. Non certo un gran successo, visto l’esiguo numero di persone che hanno preso parte alle primarie grilline (il Movimento conta 140mila iscritti). L’incoronazione è giunta direttamente da Beppe Grillo. E sa tanto di passaggio di consegne. “Da domani il capo politico del M5S non avrà più il mio indirizzo, tutte le denunce arriveranno a te”, ha detto il fondatore rivolgendosi al vicepresidente della Camera.
Il fresco vincitore delle primarie invece è subito entrato nella parte con le sue prime parole da candidato premier. “Il nostro sarà il governo della riscossa degli italiani – ha detto Di Maio-. Formeremo una squadra di cui essere orgogliosi. Alle prossime elezioni gli italiani dovranno scegliere tra vivere e sopravvivere. Porterò avanti questo compito con disciplina e onore”. Il Rosatellum bis? “Un attacco alla democrazia che vuole impedire un corso storico – ha aggiunto il leader del M5S -. Faremo di tutto per fermarla. Paradossalmente garantisce più stabilità la legge uscita dalla sentenza della Corte Costituzionale”.
Tutte rose e fiori, dunque? Non proprio, visto che oggi – all’ora di pranzo – uscendo dal suo albergo Roberto Fico, leader dei cosiddetti “ortodossi”, ha lanciato un messaggio chiaro e semplice a Di Maio (col quale sabato sembrava esserci stato un chiarimento): “Oggi il candidato premier è il capo della forza politica, ovvero è riferito alla legge elettorale e non è capo della vita politica generale del movimento. Questa è una grande distinzione”. Tradotto in parole semplici: Di Maio non è il capo del Movimento 5 Stelle, come invece vorrebbe Grillo.
Anche il senatore Nicola Morra continua a far trapelare il proprio malumore, non condividendo la scelta dell’accentramento nelle mani di una solo persona del ruolo di candidato premier e di capo politico del Movimento.
“A Luigi Di Maio auguriamo un in bocca al lupo, lo dovremo aiutare tutti insieme. Dobbiamo essere una grande squadra di volontari ignoti, ne conosco tantissimi che si fanno in quattro per aiutare questo movimento e cambiare l’Italia”, ha detto invece Davide Casaleggio, figlio dello scomparso fondatore Gianroberto. Difficile però che le sue parole bastino per sedare i mal di pancia.