In testa avranno strategie e nomi diversi eppure i due vicepremier e leader di Lega e M5s parlano linguaggi simili. Oggetto del dibattito è il commissario europeo che spetta all’Italia. Il premier Giuseppe Conte, al quale avrebbero garantito, la poltrona alla Concorrenza – ma potrebbero anche darci Industria o Agricoltura – punta su un nome di alto livello che possa convincere Bruxelles. Convergenze parallele si registrano tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio nel bocciare le ipotesi di tecnici.
SCELTE IMPROBABILI. Si sono fatti i nomi degli ex ministri dell’Economia, Domenico Siniscalco e Giulio Tremonti, dell’ex ministro degli Esteri Franco Frattini e del diplomatico di lungo corso Giampiero Massolo, oggi presidente di Fincantieri e dell’Ispi. E quello dell’attuale ministro degli Esteri Enzo Moavero. “L’Italia avrà un commissario italiano che si ricordi per cinque anni di essere italiano e di fare gli interessi dell’Italia”, dichiara Salvini. “Nella creazione della nuova Commissione Ue molti dicono che l’Italia possa avere il commissario alla Concorrenza, da cui partono tutte quelle procedure sugli aiuti di Stato, sulle questioni di concorrenza e sulle etichettature, su tutte quelle questioni che vi hanno colpito in questi anni – dice Di Maio alla Coldiretti – Molti dicono che sia un commissario che vale più di qualunque altro ruolo. Io dico: varrà non solo se manderemo un italiano, perché di italiani ce ne sono tanti a Bruxelles, ma un amico dell’Italia che non è la stessa cosa”. Che il commissario debba essere non solo italiano ma “amico dell’Italia” significa che tanto il ministro dell’Interno quanto quello dello Sviluppo economico bocciano i tecnici.
L’OBIETTIVO. L’identikit porta a un profilo squisitamente politico. La scelta spetta sulla carta alla Lega, come ha dichiarato il premier. Che però teme le barricate da Bruxelles mentre il M5S cercherà di avere voce in capitolo. In un’intervista a La Notizia l’eurodeputato M5S Dino Giarrusso alla domanda se sarà il Carroccio a nominare il commissario ha risposto: “Sarà il Governo. M5S ha il doppio di parlamentari rispetto alla Lega. E di questo, nonostante l’ottimo risultato del Carroccio alle europee, bisognerà tenere conto”. Salvini pretende che sia un leghista. Il problema però in casa Lega è duplice. Il leader punta sul sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Ma lo stesso Giorgetti non pare intenzionato a trasferirsi a Bruxelles. Se sfumasse la Concorrenza, per la casella dell’Industria o dell’Agricoltura rimane in pista il ministro leghista Gianmarco Centinaio.
IL NODO. Il secondo problema è di portata più ampia. Il 16 luglio il Parlamento europeo dovrà esprimere la fiducia alla presidente designata Ursula von der Leyen, a cui servono almeno 376 sì. Sul suo nome non c’è unità: i socialisti sono divisi, i liberali mugugnano, idem i verdi. I partiti italiani ancora non hanno deciso il da farsi. La Lega sarebbe orientata a votare contro. Ma in questo modo sconfesserebbe l’accordo firmato da Conte e imporrebbe una rinuncia alla scelta del commissario. Come potrebbe mandare un proprio rappresentante a lavorare con la stessa von der Leyen a cui si è negata la fiducia? Le cose cambierebbero qualora il Carroccio avesse garanzie sul portafoglio che daranno al commissario italiano. In tal caso potrebbe votare a favore dell’attuale ministra della Difesa tedesca. La partita è aperta, i prossimi dieci giorni saranno decisivi.