Più paletti per la promozione dei magistrati e la gestione in generale degli uffici giudiziari. Dopo lo scandalo Palamara e cercando di porre un freno allo strapotere delle correnti della magistratura, il guardasigilli Alfonso Bonafede ha messo a punto la riforma del Csm e il via libera, insieme al Decreto Agosto, è atteso dal Consiglio dei Ministri slittato ad oggi. La legge delega approntata dal ministro della giustizia e composta di 40 articoli vuole rispondere “alla necessità di rimodulare, secondo principi di trasparenza e di valorizzazione del merito, i criteri di assegnazione degli incarichi direttivi e semidirettivi”.
Più spazio alle donne, che attualmente sono numerose all’interno della magistratura ma pochissime nei ruoli di vertice e nello stesso Consiglio superiore della magistratura, introducendo la parità di genere. E stop alle porti girevoli tra magistratura e politica. Per le scelte dei capi degli uffici giudiziari e dei loro vice diventerà obbligatorio attenersi “all’ordine temporale con cui i posti si sono resi vacanti” e audire i candidati quando almeno tre componenti della commissione competente lo richiedano. Verrà conservato il criterio dell’anzianità “come criterio residuale a parità di valutazione risultante dagli indicatori del merito e delle attitudini” e peserà la valutazione “della attitudine organizzativa maturata attraverso esperienze professionali fuori del ruolo organico”.
Il magistrato titolare di funzioni direttive o semidirettive, anche quando non chiede la conferma, non potrà partecipare a concorsi per il conferimento di un ulteriore incarico direttivo o semidirettivo prima di cinque anni e a valutare i magistrati, con la loro presenza nei consigli giudiziari che redigono i pareri sui candidati, saranno pure “avvocati e professori universitari”. Giro di vite quindi nelle stesse Procure. Il Csm stabilirà infatti i principi generali per la formazione del progetto organizzativo con cui il capo dirige i suoi sostituti.
Nella trattazione degli affari, il futuro capo dell’ufficio avrà, rispetto ai colleghi, un potere maggiore di intervento. I componenti delle commissioni competenti per il conferimento degli incarichi direttivi e semidirettivi, per le valutazioni di professionalità, nonché in materia di incompatibilità nell’esercizio delle funzioni giudiziarie verranno individuati annualmente tramite sorteggio e all’interno del Csm non potranno essere costituiti gruppi tra i suoi componenti.
Per eleggere venti togati anziché 16 i laici saranno poi 10 anziché 8 e l’eventuale sorteggio è previsto qualora le liste non raggiungano i dieci candidati, sempre nel rispetto della parità di genere. Sulle porte girevoli, però, mentre viene impedito l’accesso come laici del Csm a politici provenienti dal Governo, le porte restano aperte per ex deputati e senatori. Per i magistrati invece nessuna possibilità di ottenere incarichi di vertice nei quattro anni successivi al termine dell’incarico presso il Consiglio superiore della magistratura.
Per due anni, tra l’altro, stop anche alla possibilità di essere collocati fuori del ruolo organico. E i magistrati che vogliono entrare in politica non potranno farlo nello stesso luogo dove “hanno prestato servizio nei due anni precedenti la data di accettazione della candidatura” e anche se non eletti non possono ritornare dove si sono candidati. Addio infine alle scuole post laurea. I laureati che hanno conseguito la laurea in giurisprudenza potranno ora essere immediatamente ammessi a partecipare al concorso per magistrato ordinario.