Un intreccio tra mafia e scommesse online. Smantellato da un’operazione della guardia di finanza che ha portato a un maxi-sequestro di beni per 43 milioni di euro a imprenditori considerati contigui alle famiglie mafiose palermitane di Pagliarelli, Porta Nuova, Palermo Centro, Brancaccio e Noce.
I due decreti di sequestro, emessi dalla sezione Misure di prevenzione del tribunale di Palermo, prendono le mosse da un’indagine sull’infiltrazione di Cosa Nostra nel settore dei giochi e delle scommesse online. L’inchiesta, denominata ‘All in’, ha portato al sequestro di beni che si trovano in Sicilia, Campania, Lazio e Lombardia.
Maxi-sequestro da 43 milioni tra mafia e scommesse a Palermo
Il sequestro comprende tre immobili (tra cui una villa di pregio) a Favignana (Trapani), quote di capitali e compendi aziendali di 11 società con sedi nelle province di Milano, Roma, Salerno e Palermo, ma anche 45 tra conti correnti, conti deposito, titoli, polizze assicurative e buoni postali.
I due decreti di sequestro riguardano due imprenditori: il palermitano Salvatore Rubino e Christian Tortora, di Battipaglia. Secondo le indagini sarebbero i referenti di un gruppo societario contiguo alle famiglie mafiose di Palermo. I due imprenditori sono stati arrestati insieme al boss Francesco Paolo Maniscalco.
Secondo quanto ricostruito dai finanzieri, le imprese che facevano riferimento al boss, grazie al rapporto con la mafia, avrebbero ottenuto la disponibilità di numerose licenze e concessioni statali rilasciate dall’Agenzia delle Dogane per l’esercizio della raccolta delle scommesse. Fino a creare un vero e proprio impero economico costituito da società intestate formalmente a dei prestanome, che gestivano volumi di gioco per 100 miliardi circa.