“Sono sconcerta che il Governo non abbia preso immediatamente le distanze da una simile ingerenza di Elon Musk”. Parola di Alessandra Maddalena, vicepresidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Che lancia anche l’allarme per “l’attacco diretto al cuore della giurisdizione” e per uno scontro – quello tra esecutivo e giudiziario – che sta mettendo a rischio gli assetti costituzionali così come li abbiamo conosciuti fino a oggi.
Dottoressa Maddalena, si aspettava l’intervento a gamba tesa di Elon Musk?
“Onestamente no. Un’offesa così grave alla sovranità dello Stato italiano non me la sarei aspettata. Ma sono ancora più sconcertata dal fatto che il governo non abbia preso immediatamente le distanze da una simile ingerenza. Qui non si tratta più di difendere l’indipendenza della magistratura italiana, ma di proteggere il nostro Stato da attacchi esterni alla democrazia. Sono certa che tutti i cittadini italiani si riconoscano nelle parole del presidente Mattarella”.
Il magnate ha però forse il “merito” di dire ciò che molti pensano, ovvero che voi magistrati siate una “casta” di non eletti che mira a governare – o a non far governare – il Paese… E’ così?
“I magistrati non si occupano di politica. Non collaborano, né congiurano contro il Governo. Fanno il loro mestiere applicando le leggi, interpretandole anche alla luce della normativa sovranazionale, nel pieno rispetto della Costituzione. Non si può accusare la magistratura di essere politicizzata e poi chiederle di assecondare l’azione di governo anche a dispetto del diritto. Le decisioni dei giudici si possono criticare e impugnare con gli strumenti previsti dall’ordinamento. Finora, invece, non ho sentito argomentazioni giuridiche per contestare il merito delle decisioni di non convalida dei provvedimenti di trattenimento nel centro albanese. Ho sentito solo chiamare i giudici “toghe rosse”, “sovversivi” e “nemici della nazione”, oppure parlare delle loro vicende personali, che nulla hanno a che vedere con il merito dei provvedimenti. Poi, bisogna chiarire un punto. Anche chi è eletto dal popolo è doverosamente sottoposto al controllo di legalità. Si vuole davvero far passare l’idea che ci siano persone al di sopra delle leggi e della Costituzione?”.
Siete veramente così “politicizzati” come vi definisce l’attuale maggioranza?
“Politicizzati perché vogliamo rimanere fedeli alla nostra funzione e alla Costituzione pretendendo il rispetto dell’indipendenza della giurisdizione? Mi sembra davvero un paradosso”.
Anche con i governi Berlusconi i rapporti politica-giustizia furono piuttosto tesi, ma forse oggi viviamo un innalzamento del livello di scontro, oppure siamo nell’alveo della “normalità”?
“Negli ultimi decenni vi sono state numerose indagini e processi nei confronti di esponenti politici, che hanno inevitabilmente generato forti tensioni. Quello che colpisce adesso è l’attacco diretto al cuore della giurisdizione, insinuando il sospetto che sia deviata. Mi preoccupa seriamente l’effetto di una operazione di questo genere, che può condurre solo ad un indebolimento dello Stato di diritto a danno dei cittadini”.
L’impressione è che l’esecutivo cerchi sempre e comunque lo scontro: come se lo spiega?
Non so se sia questo lo scopo. Noi non vogliamo nessuno scontro. Vogliamo lavorare liberi da pressioni e ingerenze esterne, come vuole la Costituzione. L’indipendenza della Magistratura non è una prerogativa fine a sé stessa. Serve a garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge, senza distinzione tra cittadini di serie A e di serie B, tra ricchi e potenti da un lato, deboli ed emarginati dall’altro”.
Quale, tra le tante riforme-polemiche-decisioni prese dal governo ritiene la più pericolosa?
“Ritengo estremamente pericolosa l’opera di continua delegittimazione della magistratura. I cittadini come potranno più fidarsi di magistrati dipinti come possibili “avversari politici”? I cittadini hanno diritto di vivere in una democrazia sana in cui il potere politico abbia rispetto per l’ordine giudiziario, preservandone l’autorevolezza e l’indipendenza. Se davvero si ha a cuore la democrazia”.
Ha definito la riforma della separazione delle carriere “punitiva”, perché?
“È certamente un modo per indebolire la magistratura, sottoponendo il Csm al sostanziale controllo degli esponenti di nomina politica e generando una casta di Pubblici Ministeri interessati solo ad ottenere condanne, a discapito dei più deboli, non in grado di ricorrere ai migliori avvocati. Poi sarà inevitabile il controllo della politica anche direttamente sul loro operato”.
Infine, come Magistrati, vedete un pericolo per l’assetto costituzionale per come lo abbiamo concepito fino a oggi?
“Certo. Il potere giudiziario è collocato nell’attuale assetto costituzionale in un quadro di perfetto equilibrio con gli altri poteri. Se si indebolisce un pilastro, traballa l’intero edificio”.