Macron spera in un’alleanza con la sinistra per battere Le Pen al ballottaggio, ma potrebbe non bastare

Macron spera in un'alleanza con la sinistra per battere Marine Le Pen al ballottaggio, ma potrebbe non bastare

Macron spera in un’alleanza con la sinistra per battere Le Pen al ballottaggio, ma potrebbe non bastare

Dopo che l’ondata di destra si è abbattuta sulla Francia, con la pesante vittoria al primo turno del Rassemblement National (RN) di Marine Le Pen che ha ottenuto il 33,1% dei voti, la lista della sinistra e quella di Emmanuel Macron cercano di trovare una qualche forma di accordo in vista dei ballottaggi di domenica. “Dinanzi al Rassemblement National, è arrivato il momento di un’ampia unione chiaramente democratica e repubblicana per il secondo turno”, è quanto dichiara in una nota l’inquilino dell’Eliseo che, dopo aver deciso di sciogliere l’Assemblea Nazionale a seguito della pesantissima débâcle alle recenti elezioni europee, aveva sperato di invertire il trend.

Peccato che le cose non siano andate nel verso auspicato da Macron, che ha subito sia l’onta di essere stato surclassato da Le Pen, sia di vedere la sua creatura, la lista Ensemble, finire al terzo posto con un misero 20% delle preferenze, dietro perfino alla coalizione di sinistra Nouveau Front Populaire, che ha ottenuto il 27,9%. Davanti a questi dati, le ultime proiezioni dei seggi formulate dall’Ifop, aggiornate con gli accordi di desistenza già annunciati ufficialmente dai macronisti e dalla sinistra, indicano che la coalizione di estrema destra è a un passo dal conquistare la maggioranza assoluta, visto che oscillerebbe tra i 270 e i 280 seggi quando per la maggioranza assoluta dell’Assemblée Nationale ne servono 289.

Macron spera in un’alleanza con la sinistra per battere Le Pen al ballottaggio, ma potrebbe non bastare

Insomma, Macron, per salvare la faccia ed evitare che il Rassemblement National salga al potere, dando il via a un governo di coabitazione in cui il presidente resta il leader di Ensemble mentre il premier sarebbe espressione del partito di Le Pen, ha una sola possibilità: formare un fronte compatto con la sinistra. Peccato che, a dispetto di quanto si possa credere, la strada sembra essere tutta in salita a causa delle rivalità tra i liberali del presidente in carica, il quale in campagna elettorale ha per lo più ammiccato alle destre anziché flirtare con la sinistra, e i vari leader della “gauche”.

Come se non bastasse, anche riuscendo a mettere in campo una coalizione anti-Rassemblement National, non c’è nessuna certezza che al ballottaggio questa possa effettivamente prevalere. Che la situazione sia ingarbugliata lo si capisce anche dal fatto che il leader dell’Eliseo ieri ha tenuto una riunione di emergenza con i suoi fedelissimi per discutere di una strategia capace di sbarrare la strada a Le Pen.

Quel che è certo è che Macron stesso, pur essendo ben conscio che non ha le carte in tavola per spuntarla senza accordarsi con la sinistra, per il momento continua a fare appelli molto vaghi alla possibile coalizione allargata di centrosinistra, invocando il ricorso alla desistenza – ossia il ritiro dei candidati arrivati terzi nelle rispettive circoscrizioni così da convergere sul rivale di RN – e all’unità, salvo precisare che l’eventuale alleanza verrà stabilita “caso per caso”.

Macron con le spalle al muro

La sensazione è che alla fine l’accordo si farà anche perché Macron stesso, sempre stando a una nota dell’Eliseo, ha detto molto chiaramente che “si valuteranno anche gli accordi con la France Insoumise” guidata da Jean-Luc Mélenchon. Il problema è che di tempo non ce n’è molta perché la deadline per comunicare gli accordi di desistenza tra i diversi partiti è fissata per le 18 di oggi. Dal canto suo, il fronte della sinistra ha già aperto, se non a un’alleanza organica con Ensemble, quanto meno a portare avanti la politica di ritirare i propri candidati arrivati terzi nelle circoscrizioni, sostanzialmente dando indicazione di votare “contro il Rassemblement National” anche al costo di turarsi il naso.

A dirlo molto chiaramente è stato proprio Mélenchon che, però, non ha lesinato una stoccata a Macron dicendo che è lui il vero sconfitto di questa tornata elettorale. Una coalizione tutta da costruire, per giunta nel volgere di poche ore, in cui sarà molto dura conciliare le tante sensibilità in gioco. Per comprendere la difficoltà di arrivare a una linea comune basta guardare alle parole dei diversi leader, tra cui la ministra Aurore Bergé che ha detto: “Non dirò mai di votare per un candidato della France Insoumise”, mentre l’ex ministro Clément Beaune ha invitato i francesi “a votare per il candidato antagonista al RN qualunque esso sia”.

Su questa possibile alleanza si è espresso anche l’ex presidente della Repubblica e candidato socialista, François Hollande, spiegando che “abbiamo il solenne dovere di assicurare che l’estrema destra non ottenga la maggioranza nelle prossime elezioni. Ma dobbiamo anche essere consapevoli di come dobbiamo unirci; questa unità deve essere la più ampia possibile”.

L’ultima speranza del leader dell’Eliseo

Che la creazione di un’alleanza tra macroniani e sinistra sia l’unica carta rimasta per arginare l’ondata nera sulla Francia lo ha detto anche Pasquale Tridico, capodelegazione del M5S all’Europarlamento, che ha dichiarato: “Auspichiamo, inoltre, che tutte le forze progressiste e centriste, che si riconoscono nei valori della Repubblica francese, si uniscano e collaborino con dei patti di desistenza per battere il Rassemblement National di Le Pen. Questo è il momento della responsabilità”.

Tridico ha anche spiegato che “l’esito del primo turno” in Francia dimostra come “il liberismo sfrenato” perseguito nell’Ue “abbia creato le condizioni per l’avanzata dell’estrema destra e oggi, anziché condannare gli elettori per le loro scelte, sarebbe più opportuno fare autocritica e interrogarsi sulle cause profonde di questo disagio sociale. L’UE deve capire che le politiche di austerità, sempre difese dal governo francese, sono funzionali all’avanzata delle destre; per questo chiediamo la revisione del Patto di Stabilità e l’affermazione di una Europa sociale”.