Una sfida quella tra Italia e Francia su Stx ora diventa non solo politica ed economica, ma anche patriottica. Tutto nasce con delle indiscrezioni pubblicate da Le Monde e poi confermate dal ministro francese dell’Economia Bruno Le Maire: “I nostri amici italiani sono benvenuti per investire in Francia. Ma questo gruppo è strategico”.
Così il ministro Le Maire ha provato così a indorare la pillola. Ma la sostanza resta amarissima. Dopo le indiscrezioni pubblicate da Le Monde, come detto, Le Maire ha ufficializzato la decisione del governo di esercitare il diritto di prelazione sulla società cantieristica Stx per impedire a Fincantieri di comprarne la quota di maggioranza. “Il nostro obiettivo è difendere gli interessi strategici della Francia”, ha spiegato Le Maire, che martedì prossimo sarà a Roma per discutere con i ministri Pier Carlo Padoan e Carlo Calenda. “La decisione è temporanea“, ha aggiunto, e punta a guadagnare tempo per “negoziare nelle migliori condizioni possibili la partecipazione di Fincantieri ai cantieri navali di Saint-Nazaire per costruire un progetto europeo solido e ambizioso”. L’intenzione, sulla carta, è dunque quella di trovare un accordo più favorevole e “costruire un bel progetto industriale europeo” con l’Italia. Tutto da vedere se Roma ci starà. Il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda in mattinata aveva escluso trattative anche per “ragioni di dignità e orgoglio nazionale”. E il titolare del Viminale, Angelino Alfano, ha respinto al mittente gli “ultimatum”.
Il gruppo italiano controllato da Cassa depositi e presiti a gennaio era stato selezionato come acquirente del 66,6% della società (quota che vale poco meno di 80 milioni) dal gruppo coreano Stx Offshore & Shipbuilding, finito in amministrazione controllata. La quota di minoranza è dello Stato francese, che all’epoca aveva dato semaforo verde all’operazione. Con l’arrivo all’Eliseo di Emmanuel Macron, che pure si era presentato agli elettori come un alfiere del liberismo, oltre che dell’europeismo, la musica è cambiata.
Parigi ha puntato i piedi chiedendo di mantenere “in casa” il 50% delle quote. Ma il numero uno del gruppo, Giuseppe Bono, ha detto di non poter “accettare di essere trattati peggio dei coreani” aggiungendo che l’acquisizione è “un obiettivo industriale e non politico”. Come dire che le pretese francesi sulle quote, che invece hanno una matrice politica chiarissima, vanno rispedite al mittente.