Nel giorno in cui la Francia sfiora i 36mila contagi in 24 ore, il presidente Emmanuel Macron si presenta in tv all’ora di cena e annuncia il lockdown a partire da venerdì. In diretta televisiva fa una disamina precisa sulla grave situazione che sta vivendo il Paese. “Siamo sopraffati dall’accelerazione dell’epidemia” ammette, prevedendo per metà novembre, se non verrà invertita la rotta, la nefasta probabilità di 9 mila pazienti nelle terapie intensive. Dunque per almeno 4 settimane ristoranti, bar, cinema, teatri e altri luoghi di svago resteranno chiusi ma sarà consentito ai locali di servire cibo da asporto, mentre negozi e scuole resteranno aperti.
“I nostri ospedali saranno pieni, se non diamo un colpo mortale oggi i medici dovranno scegliere chi curare. Non sono questi i valori della Francia”. Macron illustra le ipotesi prese in considerazione, come quella di fare circolare il virus per raggiungere l’immunità di gregge, che però boccia: “Non lasceremo morire centinaia di concittadini”, assicura. Il presidente francese riconosce che il “tracciamento dei contagi è in crisi”, e definisce “insufficiente” ogni soluzione che preveda l’aumento di posti letto nelle terapie intensive o negli altri reparti.
Provvedimenti drastici anche in Germania dove governo federale e i Land sono pronti a una massiccia limitazione dei contatti su tutto il territorio della repubblica federale a partire dal 2 novembre. Tra le ipotesi la chiusura temporanea di bar e ristoranti mantenendo la consegna a domicilio e le ordinazioni da asporto. Le scuole e gli asili resteranno aperti anche a novembre così come i negozi al dettaglio e all’ingrosso che garantiranno il limite di un cliente ogni 10 metri quadrati.
“Il ritmo del virus e della diffusione è particolarmente veloce. Viviamo una crescita esponenziale dei contagi”, ha detto la Cancelliera Angela Merkel dopo l’incontro con i Laender, annunciando “misure dure”. “Se il ritmo resta questo – ha detto ancora – si potrà arrivare al sovraccarico del sistema sanitario. È assolutamente chiaro che dobbiamo agire e adesso per evitare un’emergenza sanitaria nazionale”.
Chiusure sono previste anche in Spagna, ma per il momento soltanto a livello regionale. Lo stato d’emergenza varato dal premier Pedro Sanchez ha dato la libertà alle regioni di chiudere i propri confini se necessario. Pare che a questo stiano pensando Andalusia, Madrid e Castilla y León che hanno già chiesto un parere ai loro comitati tecnico-scientifici in vista del ponte di Ognissanti. Il presidente dell’Andalusia, Juan Manuel Moreno, ha ammesso di essere “molto pessimista sulla possibilità di mantenere aperta la regione questo fine settimana”. “Il numero di ricoverati e di terapie intensive ci fa pensare che non sia il momento giusto per autorizzare flussi di persone che entrano e escono dalla regione”, ha aggiunto Moreno.