La questione tra il M5S e Rousseau finirà in Tribunale? La domanda, in realtà, aleggia ormai da settimane. E fino a ieri, vuoi per non destare facili allarmismi, vuoi per non rompere definitivamente col passato, era stato un quesito al quale con forza la stragrande maggioranza di parlamentari e attivisti avrebbero risposto con un secco no. Negli ultimi giorni, però, più di qualcosa è cambiato.
Il primo segnale di rottura è stata senz’altro la decisione del tesoriere Claudio Cominardi di recarsi in banca e aprire – per la prima volta nella storia della pur breve storia del Movimento – un conto bancario. In altri termini: indipendenza economica da Rousseau e, dunque, da Davide Casaleggio. Il secondo, forte, segnale è arrivato ieri.
Alla domanda se ci sono gli estremi per finire in tribunale con l’associazione Rousseau il ministro delle Politiche agricole e personaggio fondamentale negli equilibri interni del Movimento, Stefano Patuanelli, ha risposto: “Mi auguro di no, mi auguro che prevalga il buon senso. Ma se si continua a dire che il M5S deve 450mila euro a Rousseau, è difficile che vi sia una alternativa, dato che il M5S non ha mai avuto un conto corrente, non ha mai avuto un’entrata e quindi non può avere contratti giuridicamente vincolanti con chicchessia”. Il riferimento è ai 450mila euro, appunto, che Casaleggio rivendica dai singoli parlamentari per le somme a un certo punto non più versate all’associazione Rousseau.
ASSISTENZA LEGALE DOVE SEI. La questione non è di poco conto dato che tocca anche la tutela legale degli eletti. Lo scorso 2 ottobre la piattaforma di Davide Casaleggio, alla luce dei mancati versamenti dei parlamentari, annunciava la sospensione di alcuni servizi dello “Scudo della Rete”, la funzione che si occupa della tutela legale di iscritti ed eletti M5S dalle cause intentate contro di loro: nel dettaglio, viene stoppato il progetto di “istituire un fondo specifico per la tutela legale di attivisti e consiglieri comunali”.
Ma che ne è, invece, dei processi a carico dei consiglieri regionali (che ogni mese sono tenuti a versare 300 euro a Rousseau per finanziare lo “Scudo della Rete”)? Alla richiesta di assistenza legale di alcuni consiglieri regionali, Rousseau avrebbe risposto che anche per loro il servizio era interrotto a causa della mancanza di fondi per coprire tutte le spese. Insomma, in una sorta di torsione carpiata il problema legale potrebbe sfociare in una battaglia legale.
IL TESORO DEI DATI. Una battaglia – ed è questa la vera novità – in cui al centro non ci sono soltanto i soldi. Ma soprattutto i dati. Al momento le bocche sono cucitissime. Ma la partita, sul fronte pentastellato, la stanno portando avanti direttamente Beppe Grillo e Giuseppe Conte. E i due sono intenzionati ad ottenere da Rousseau i dati degli iscritti. Perché, in epoca 2.0, il vero potere è proprio questo: ad oggi il trattamento dei dati degli iscritti è gestito da Rousseau e non dal M5S. E cosa potrebbe succedere se si creasse una nuova piattaforma? Il passaggio degli attivisti non potrebbe essere in alcun modo immediato.
Col rischio che più di qualcuno alla fine resti con Casaleggio e, chissà, con Alessandro Di Battista. Al momento non sarebbe possibile neanche inviare una banale mail a tutti gli iscritti chiedendo se si ha intenzione di emigrare da un’altra parte, su un’altra piattaforma, su un alttro sito per seguire la nuova creatura continua. Nulla. Perché tutti questi dati non appartengono al Movimento ma all’associazione Rousseau.
CONTE ALL’ORIZZONTE. Vedremo cosa accadrà. Anche perché la questione andrà risolta nelle prossime due settimane. Solo allora la leadership di Conte diventerà esplicita. Per ora l’avvocato attende e lavora strenuamente al nuovo progetto. Con la richiesta, però, avanzata a Grillo che si risolva la querelle con Casaleggio prima del suo “avvento”. Perché iniziare la carriera politica con una bruttissima gatta da pelare, non è certo una cosa facile.