Dopo la convergenza di intenti – con la banda della fanfara e toni entusiastici, almeno da parte dei vertici dei rispettivi partiti – sulla candidatura dell’ex ministro del Conte II, Gaetano Manfredi a Napoli, il fronte progressista che vede uniti Pd, 5Stelle e Leu, prova a bissare l’esperimento a Milano.
Alleanza per il bis di Sala. Dopo l’intesa a Napoli Conte ci prova pure a Milano
E in questa chiave va letto il ‘mandato esplorativo’ di cui si è fatto carico il leader in pectore del M5S nonché ex premier Giuseppe Conte che, col suo innato charme e date le sue indubbie capacità oratorie e di mediazione, ha cercato di convincere i pentastellati locali che un’intesa con il Pd, già dal primo turno, non sarebbe un’ipotesi da scartare. Tradotto: convogliare le energie su Beppe Sala (nella foto), così come è stato fatto a Napoli su Manfredi, cioè su due candidati di area dem.
Alla riunione in streaming erano presenti i consiglieri regionali del Pirellone, compreso il capogruppo Massimo De Rosa, i deputati e i senatori eletti nel milanese, fra i quali Stefano Buffagni e Manlio Di Stefano, mentre erano assenti, seppur convocati, i consiglieri comunali meneghini Patrizia Bedori e Gianluca Corrado. Conte non ha gradito (“Prendo atto che i consiglieri comunali oggi avevano qualcosa di meglio da fare”, avrebbe detto) ma non è un mistero che l’opzione alleanza Pd- 5S non abbia mai scaldato i cuori degli attivisti milanesi, che invece premono per andare da soli lasciando la decisione finale al territorio.
In ogni caso non è che dal Pd milanese abbiano fatto i salti di gioia all’ipotesi di un’ipotetica alleanza coi 5Stelle: “Non siamo disposti ad alleanze che non siano basate su un’idea di città condivisa neanche se arrivasse un’indicazione dal nazionale. Non si tratta di sondare Sala o meno perché le alleanze non si fondano sulla tattica: il problema è che il M5S in tutti in questi si è opposto alle nostre battaglie sulla visione di città”, così la segretaria cittadina dem Silvia Roggiani ha commentato a LaPresse le manovre di avvicinamento prospettate da Conte.
Malumori nella base M5s
“Siamo un partito federale, le alleanze si fanno a livello locale come già nel 2016”, ha ribadito. Da parte sua, la grillina Corrado negli ultimi giorni ha proposto di fare una sorta di ‘primarie’ per scegliere chi presentare alle elezioni. Anche perché non sarà sfuggito che, se da una parte i vertici pentastellati – compreso Conte – hanno accolto con favore l’idea di convergere sull’ex rettore della Federico II a Napoli e accarezzato l’idea di ‘sondare’ Sala (che, è bene ricordarlo, è appoggiato dal Pd, dai Verdi ma anche da Azione di Calenda e da una lista civica in cui potrebbero confluire i renziani di Iv), altrettanto non si può dire dei vertici dem a proposito della ricandidatura nella Capitale di Virginia Raggi – sulla quale anzi si sono scagliati a più riprese sia Letta che Zingaretti e altri esponenti di spicco del Nazareno – o di un’eventuale bis di Chiara Appendino a Torino (l’attuale sindaca non è disponibile ma anche qualora lo fosse stata non avrebbe goduto del sostegno dem).
Non a caso nella città partenopea fra gli attivisti iniziano a serpeggiare malumori e Matteo Brambilla, capogruppo del M5S in Consiglio comunale a Napoli (e candidato a sindaco pentastellato nel 2016), ha commentato in maniera fortemente negativa le dichiarazioni del presidente della Camera Roberto Fico spiccatamente a favore del candidato dem (“è un profilo di alto valore, una persona onesta, attenta, che ama profondamente la città. Si farà portatore di un modo nuovo di fare politica, un approccio che a me piace molto”).
“Ci volevate servi, ci avrete ribelli, Napoli non si tocca, Napoli è dei napoletani”, ha tuonato Brambilla, trovando il plauso non solo degli attivisti del meetup di Napoli ma anche eco nelle parole di Maria Muscarà, consigliere regionale campana che già più volte ha espresso posizioni fortemente critiche nei confronti delle alleanze di governo stipulate dal Movimento: “Manfredi ve lo votate voi”, ha scritto sulla sua pagina Facebook. Insomma, la base – o almeno una parte di essa – sembra gradire poco la non perfetta “corrispondenza di amorosi sensi” in base alla quale i candidati di area dem troverebbero dei pentastellati ma non viceversa. Gli amori non corrisposti, in effetti, faticano a funzionare.