Il Movimento 5 Stelle non si tocca. Non si tocca il nome, non si tocca il simbolo e non si tocca la regola del doppio mandato. Quello di Beppe Grillo, garante pentastellato, è un vero e proprio schiaffo al presidente Giuseppe Conte, pronto invece a cambiare le regole del Movimento.
“Il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato” sono per Grillo i “tre nostri pilastri”, che “non sono in nessun modo negoziabili, e non possono essere modificati a piacimento. Sono il cuore pulsante del MoVimento 5 Stelle, il nostro faro nella tempesta. Cambiarli significherebbe tradire la fiducia di chi ha creduto in noi, di chi ha lottato con noi, di chi ha visto nel MoVimento l’unica speranza di cambiamento reale”, scrive sul blog il garante.
Lo schiaffo di Grillo a Conte
Grillo sottolinea come sia lui il “garante e custode dei valori fondamentali dell’azione politica” del Movimento e per questo chiede a tutti gli attivisti e ai portavoce di evitare di “smarrire la rotta”, per fare in modo che il M5s rimanga “una forza di cambiamento autentico, e per farlo, dobbiamo rimanere fedeli ai nostri principi fondativi”.
Non si discute, quindi, sulla regola del secondo mandato: “Un principio fondativo che ci distingue, che ci ha resi unici, che ci rende liberi dal potere e dalle sue tentazioni. È la garanzia che il MoVimento rimarrà sempre fedele al suo spirito originario: servire i cittadini e non il potere, con rappresentanti che portano avanti le idee e non le proprie ambizioni personali”. Per Grillo “limitare i mandati significa restituire al popolo la sovranità che gli spetta, è un presidio di democrazia, impedisce che pochi individui si arroghino il diritto di governare in eterno”.
Secondo il garante oggi i 5 Stelle si trovano “a un crocevia fondamentale nella nostra storia, in cui dobbiamo riflettere sulle nostre radici e su ciò che ci ha unito sin dall’inizio”. Poi è iniziato un lungo percorso e, conclude Grillo, “durante tutto questo cammino, ci siamo sempre ancorati a tre pilastri imprescindibili: il nostro simbolo, il nostro nome e la regola del secondo mandato”. Che oggi, per il garante pentastellato, non si possono toccare.