Michele Gubitosa, vice presidente M5S, che bilancio si sente di fare dell’ultima tornata elettorale in Friuli Venezia Giulia?
“Il risultato del Movimento 5 Stelle non può sicuramente soddisfarci, ma sappiamo che le elezioni amministrative non ci hanno mai visto brillare e che il Nordest è da sempre un feudo del centrodestra. Abbiamo avviato un processo di radicamento sui territori, ma ovviamente necessita di tempo per portare i suoi frutti. Siamo fiduciosi del fatto che in futuro saremo in grado di dire la nostra anche nelle competizioni elettorali locali. In Friuli, Fedriga partiva da Governatore uscente, da cinque anni di grande visibilità. Moretuzzo ha avuto poco tempo per fare conoscere se stesso e le sue idee, si è battuto con le armi di cui poteva disporre e ha svolto un lavoro che è davvero prezioso in prospettiva”.
“Era una partita non facile ma abbiamo messo in campo una coalizione credibile”, ha detto la dem Debora Serracchiani. A maggio ci saranno le amministrative e poi tra un anno le europee. Quali prospettive ci sono in termini di alleanze tra voi e il Pd?
“L’ho sempre detto e lo ripeto: le alleanze si fanno sui temi, non per mero interesse elettorale. I matrimoni di convenienza non ci sono mai piaciuti, preferiamo tenere la barra dritta e non svendere la nostra identità per una manciata di voti in più. Se il Partito democratico sarà in grado di offrire segnali concreti su quelle che sono da sempre le nostre battaglie, saremo disponibili a sederci a un tavolo e ad avviare una seria riflessione. Parlo di sostegno ai lavoratori e ai più fragili, lotta al precariato, transizione ecologica, difesa di sanità e istruzione pubbliche”.
Elly Schlein ha fatto delle dichiarazioni esplicite sul salario minimo ma sulla guerra dice le stesse cose di Enrico Letta.
“Siamo sicuramente soddisfatti del fatto che Schlein abbia abbracciato la nostra posizione sul salario minimo. Si tratta di un passo avanti molto incoraggiante, visto che il Partito democratico è sempre stato contrario alla proposta del Movimento 5 Stelle. Per quanto riguarda la guerra in Ucraina e l’invio di armi a Kiev, ci aspettiamo una svolta netta rispetto alla linea tenuta in passato dai dem. Abbiamo sempre condannato l’aggressione russa e sostenuto la popolazione ucraina, ma siamo sicuri che proprio nell’interesse di quest’ultima sia utile continuare a inviare armi in un teatro di guerra? L’unica cosa a cui andiamo incontro è un’escalation del conflitto. E non sappiamo mai a che punto si può arrivare, soprattutto quando sono coinvolti Paesi che possono contare su un arsenale nucleare. L’unica via possibile è quella di uno sforzo diplomatico per arrivare a una soluzione negoziale”.
Conte da premier ha portato a casa 209 miliardi del Pnrr. Il governo Draghi avrebbe dovuto mettere a terra il Piano ma non tutto sembra essere stato fatto a dovere. Ora il governo Meloni rischia di affossarlo del tutto. E tra i due governi stiamo assistendo a uno scaricabarile. Come se ne esce?
“Sicuramente non rinunciando a parte dei fondi, come ha proposto il Capogruppo della Lega alla Camera Molinari. Palazzo Chigi ha smentito questa ipotesi, ma appare evidente che il governo è in confusione. Non sanno che pesci prendere e finiscono per contraddirsi a vicenda. L’unica cosa su cui si trovano d’accordo è scaricare la colpa sul governo precedente, ma il ruolo dell’esecutivo non può essere solo quello di assegnare responsabilità agli altri. Conte sarà ricordato per aver portato all’Italia 209 miliardi di euro per ripartire dopo la pandemia. Se la Presidente Meloni non vuole essere ricordata come quella che li ha gettati, le conviene accelerare. Noi siamo a disposizione per un lavoro comune, perché questi fondi appartengono a tutti gli italiani e non possono essere sprecati”.
Codice degli Appalti. Condivide le preoccupazioni dell’Anac sugli appalti minori? “Sotto i 150.000 euro va benissimo il cugino o anche chi mi ha votato e questo è un problema, soprattutto nei piccoli centri”, ha detto il presidente Giuseppe Busia.
“Condivido assolutamente. Il nuovo Codice ha sicuramente degli aspetti positivi, basti pensare alla semplificazione, alla sburocratizzazione e alla digitalizzazione. Restano, però, troppe criticità. Non ci piace la riformulazione sul conflitto d’interessi, che sembra essere un’inversione dell’onere della prova. È molto pericoloso il meccanismo del subappalto a cascata, che può creare storture abnormi in tema di tutela dei lavoratori e distorsioni sui prezzi. E poi, appunto, c’è l’affidamento diretto sotto i 150mila euro, che farà sì che il 98% dei contratti pubblici sarà senza gara. Una situazione che creerà enormi rischi di corruzione e che potrebbe prestare il fianco a malaffare e crimine organizzato. Intendiamo metterci subito al lavoro in Parlamento per cercare di risolvere queste criticità”.
Il governo non è riuscito ad approvare nemmeno il ddl Concorrenza che andava avviato già nel 2022 e rappresenta uno degli obiettivi del Pnrr.
“È l’ennesima dimostrazione dell’impreparazione di questo governo. Dicevano di essere “pronti”, ma non mi ricordo uno slogan politico così lontano dalla realtà”.
Dopo un’iniziale volontà di accreditarsi a Bruxelles come partner attendibile, il governo Meloni è entrato in collisione con l’Europa su diversi fronti. Dal Green deal ai balneari. Fino allo schiaffo sui diritti dei figli delle coppie arcobaleno.
“La versione istituzionale di Meloni è durata il tempo di una campagna elettorale. Quando si è trovata di fronte ai problemi concreti di cui si discute a livello europeo ha mostrato il suo vero volto, quello che piace ai Paesi di Visegrad. Il vero problema, però, è che gli scontri con Bruxelles non sono mossi dalla difesa degli interessi del nostro Paese, ma soltanto dalla volontà di fargli fare diversi passi indietro”.
Stiamo perdendo il treno della transizione ecologica?
“Sarebbe un altro peccato capitale. Da sempre il Movimento 5 Stelle si è battuto in questa direzione e continuiamo a ripeterlo: il tempo è scaduto. Comprendiamo la preoccupazione riguardo ad alcuni settori produttivi, ma non è mettendosi le mani davanti agli occhi che faremo sparire il problema. I lavoratori e le imprese coinvolti vanno accompagnati e sostenuti con i dovuti investimenti, ma la transizione ecologica è irrinunciabile. Rimandare la svolta non risolverà il problema, lo renderà soltanto più urgente”.