Prescrizione, processo d’appello e la possibilità che il Parlamento decida sia con quali criteri i giudici devono esercitare l’azione penale sia quali processi devono essere trattati con priorità. Sono queste le tematiche relative alla riforma della Giustizia su cui il Movimento 5 Stelle non intende fare sconti a nessuno. Lo ha ribadito al ministro della Giustizia, Marta Cartabia, la delegazione grillina composta dal capogruppo alla Camera Davide Crippa, dall’ex guardasigilli Alfonso Bonafede, dal capogruppo in commissione Giustizia di Montecitorio Eugenio Saitta, e dai senatori Andrea Cioffi, Felicia Guardiano e Arnaldo Lumuti.
Un incontro in cui sono state affrontate le proposte formulate dalla Commissione, guidata dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giorgio Lattanzi, e dove sono rimaste intatte le distanze tra le parti. Al termine del summit, infatti, i 5 Stelle hanno fatto sapere di essere “consapevoli dell’importanza di lavorare, giorno e notte, sulle tre riforme presenti in Parlamento” e di aver apprezzato sia “la decisione della ministra di portare avanti il piano assunzioni” voluto da Bonafede, che l’intenzione “di partire dalla tre riforme nate durante il precedente governo e che meritano di essere portate avanti”.
DISTANZE SIDERALI. Ma i grillini hanno chiesto anche che “in adempimento del dettato costituzionale” sia “garantire a ogni cittadino un processo celere che si esaurisca in termini ragionevoli” senza che questo si traduca mai in “denegata Giustizia”. Parole a cui ha risposto la Cartabia invitando i 5S “a indicare correttivi tecnici alternativi”. Quel che è certo è che le proposte della Commissione hanno spiazzato il Movimento. Stando al documento gli esperti propongono che “il Parlamento determini periodicamente, anche sulla base di una relazione del Csm, i criteri generali necessari a garantire efficacia e uniformità nell’esercizio dell’azione penale e nella trattazione dei processi”.
Dall’archivio: Prescrizione e appello. La riforma della giustizia fa felice il Centrodestra. La bozza Cartabia mette in soffitta Bonafede. M5S sulle barricate in Parlamento.
In altre parole, Camera e Senato potrebbero decidere quali criteri seguire nelle indagini e quali processi devono avere priorità. Non meno problematico è il processo d’appello per il quale la Commissione propone, sul solco della legge Pecorella del governo di Silvio Berlusconi e già giudicata incostituzionale, di togliere ai pm la possibilità di ricorrere in secondo grado sia in caso di sentenze di condanna che di proscioglimento. Così per accedere al secondo grado, l’unica via per i pm è di passare per la Cassazione. Dal testo sparisce anche l’intuizione di Bonafede che voleva imporre la trattazione davanti a un solo giudice di tutti i processi celebrati davanti al tribunale monocratico.
Una bocciatura che la Commissione spiega affermando che “è dubbio che la previsione del giudice monocratico consentirebbe aritmeticamente la capacità di definizione delle corti d’appello”. Una tesi bizzarra visto che oggi ogni processo viene celebrato davanti a tre giudici mentre con la soluzione di Bonafede ne basterebbe uno solo. Più di tutti è la prescrizione a creare malumori. Sul tema la Commissione prima fa sapere che “dal punto di vista tecnico non vi sono ragioni che rendono urgente anticipare la riforma della prescrizione” e dopo presenta ben due proposte.
La prima, una riedizione della legge dell’ex ministro Andrea Orlando, prevede il blocco della prescrizione per 2 anni in primo grado, per un anno sia in Appello che in Cassazione. Se i tempi non vengono rispettati, la prescrizione riprende dall’inizio. La seconda, invece, si concentra sui tempi del processo che se sforati porterebbero all’estinzione del procedimento.