Professore e sociologo Domenico De Masi, il pestaggio a Firenze di alcuni studenti ad opera di alcuni membri di Azione Studentesca ci deve fare temere una nuova ondata di squadrismo?
“Intanto gli squadristi esistono, in secondo luogo non c’è dubbio che oggi si sentano più a loro agio con un governo gestito dalla destra di Giorgia Meloni che è stata sempre molto contigua a Casapound e a molte altre organizzazioni estremiste di destra. Pensano di avere, evidentemente, carta bianca. La stessa cosa avverrebbe, probabilmente, se ci fosse un governo di sinistra. In quel caso le frange più a sinistra si sentirebbero più a loro agio”.
Oggi in piazza a Firenze ci saranno anche Elly Schlein e Giuseppe Conte. Ritiene possa partire da qui, da una comune matrice anti-fascista, il dialogo tra il Pd e il M5S?
“Non c’è dubbio che le cose che dice la Schlein siano molto simili alle cose che dice Conte, più simili ad ogni modo di quelle che dicevano prima Enrico Letta e altri”.
Le agende di Conte e della Schlein sembrano su alcune macro-aree – lavoro, ambiente, pace, welfare – sovrapporsi.
“In qualche modo pescano nello stesso segmento elettorale adesso, molto più di prima. Prima si profilavano tre sinistre: una sinistra molto attenta alla piccola borghesia e ai Parioli, poi una sinistra molto attenta al sottoproletariato e ai poveri e infine una sinistra ideologica. Oggi con la Schlein in qualche modo c’è un Pd attento al proletariato e al sottoproletariato quasi quanto il Movimento di Conte. Ma ci sono pure punti di distanza, come sulle armi da mandare in Ucraina e gli inceneritori. Finora il Pd ha deciso per l’invio delle armi. Poi bisognerà capire fino a che punto i 5Stelle continueranno a essere legati alla negazione degli inceneritori. Ricordiamo che l’impianto di Roma dipende da una commissione di cui è presidente il sindaco che è un esponente dem”.
Eppure la Schlein nella sua mozione ha parlato di superamento degli inceneritori…
“In futuro siamo tutti d’accordo ma qui si discute di quello che si dovrebbe fare a Roma ora. Bisogna capire se è d’accordo o no. Ed è difficile essere in disaccordo dal momento che il sindaco che è del Pd è appunto il presidente della commissione per la sua istituzione. Opporsi significherebbe creare una frattura interna al Pd. Ad ogni modo che M5S e Pd siano più vicini non significa che automaticamente saranno alleati potrebbero anche essere più concorrenti”.
Il ricostituirsi di un nuovo asse tra Pd e M5S gioverebbe alle forze di opposizione di sinistra o aprirebbe praterie per le forze riformiste come quelle di Renzi e Calenda?
“I riformisti non sono moderati ma neoliberisti. E il neoliberismo non è moderato ma è una creazione subdola e terribile di disuguaglianze. Calenda e Renzi sotto sotto fanno cose neoliberiste. Renzi ha abolito l’articolo 18, ha semidistrutto lo Statuto dei lavoratori. Sono un centrodestra già pronto ad allearsi con la destra. E infatti spesso votano assieme al governo le leggi. Il vero nemico della sinistra è Calenda, ovvero il neoliberismo che si oppone alla socialdemocrazia e al socialismo. La verità è che ora dentro al Pd si aprirà una lotta intestina tra la grossa frangia neoliberista che tuttora c’è e una grande presenza socialdemocratica. La Schlein non ha vinto, ora comincerà la battaglia interna. Fin quando ci sono queste due anime nel Pd non ci potrà essere pace interna. Si tratta di due ideologie antitetiche, tra cui è impossibile il compromesso. Ora con la Schlein appare prevalente l’anima socialdemocratica, ma l’altra anima le darà filo da torcere. Ma non credo ci saranno scissioni. Alcuni forse passeranno con Calenda e Renzi ma non troppi perché col Terzo Polo non hanno speranze. Ma i più rimarranno e proveranno a indebolire la Schlein dall’interno per tentare di scalzarla. È l’eterno problema del Pd che cambia in continuazione segretario”.