Il Ministero della transizione ecologica, nato soprattutto su input del Movimento 5 Stelle, sta diventando quello che proprio ai 5 Stelle piace di meno. Quel dicastero, visto come il motore per la definitiva svolta green e politiche economiche tutte orientate allo sviluppo sostenibile, è stata la molla principale che ha portato Beppe Grillo a dire sì al Governo di Mario Draghi e a spingere i pentastellati nel terzo esecutivo dall’inizio della legislatura.
Il sogno green diventa un incubo
Il primo schiaffo M5S l’ha però subito, quando alla guida di quel Ministero non è stato scelto uno di loro ma, fatto fuori il generale Sergio Costa, che avevano scelto per l’ambiente sia nella fase gialloverde che in quella giallorossa, il premier ha voluto un tecnico, Roberto Cingolani. Si sono dovuti accontentare di un sottosegretario, Ilaria Fontana. Ma il problema sono poi diventate le scelte di Cingolani, viste dai pentastellati come molto attente all’economia e poco all’ambiente. Ed ecco che ora a criticare il ministro e a mettere paletti non sono più solo i verdi storici e gli ambientalisti, ma gli stessi 5 Stelle. A lanciare l’ennesimo attacco al Ministero della transizione ecologica ieri è stato il coordinatore nazionale dei Verdi, Angelo Bonelli.
“Bene che il governo, attraverso il decreto Sostegni, finanzi il rilancio della nostra economia. Ma non si può affossare la transizione ecologica finanziando di nuovo le auto con motore termico, a scoppio, diesel o benzina. E questo proprio mentre ieri, nella zona artica, sono stati raggiunti i 30°C. Noi dobbiamo puntare sulla mobilità elettrica”, ha dichiarato Bonelli. L’esponente dei Verdi ha poi affermato che il governo va nella direzione opposta rispetto alla mobilità sostenibile e, nel Pnrr, sono stati previsti meno fondi al trasporto pubblico e quasi zero risorse sulla mobilità elettrica.
Ma a tirare bordate è stato lo stesso Movimento 5 Stelle e lo ha fatto sul fronte energetico. “Mettere in questo momento sul tavolo ipotesi di ritorno al nucleare, quale che sia la forma proposta, non fa altro che distogliere energie e risorse dalla necessità di mettere a punto una strategia efficace per potenziare il mix energetico rinnovabile, con sole e vento in prima linea”, hanno sostenuto i deputati pentastellati nelle Commissioni Ambiente e Attività produttive.
M5S in rotta col ministro Cingolani
Di più: “Ipotesi di mini-centrali atomiche come quella fatta in un’intervista dal ministro Cingolani non sono in campo e non lo saranno finché c’è il MoVimento 5 Stelle al governo del Paese”, per concludere sottolineando l’importanza di concentrarsi nell’individuazione del sito unico di stoccaggio delle scorie disseminate nei tanti depositi temporanei e sull’importanza di rispettare le scelte degli italiani, che con il referendum hanno detto no al nucleare. Critiche inoltre arrivano a Cingolani dallo stesso mondo ambientalista.
Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, ha infatti dichiarato che con le Soprintendenze che bloccano impianti energetici alimentati da fonti rinnovabili solo perché proposti su tetti di palazzi storici, diventa impossibile procedere con la transizione ecologica. Affermazioni con cui ha attaccato tanto il ministro della transizione ecologica quanto quello dei beni culturali, Dario Franceschini. Una posizione appoggiata anche da Marco Bussone, presidente nazionale Uncem, Unione nazionale Comuni comunità enti montani. Il paradosso è chiaro: appena nato anche in Italia il super Ministero per l’ambiente i più critici verso quel Ministero sono gli stessi ambientalisti.