Con un utile cresciuto nel 2022 di appena cento milioni rispetto all’anno precedente, passando da 2,4 a 2,5 miliardi, la stagione del draghiano Dario Scannapieco alla guida della Cassa Depositi e Prestiti accelera il suo tramonto. Ovviamente, a sentire l’amministratore delegato, la Cdp ha centrato chissà quali performance, ma dalla rete unica della fibra ai sostegni all’economia del Paese, l’istituto di via Goito ha perso quella centralità vista in passato.
Con un utile cresciuto nel 2022 di appena 100 milioni la stagione del draghiano Dario Scannapieco alla guida della Cdp accelera il suo tramonto
Anche perchè non può esserci una vera crescita nazionale limitandosi ad aumentare di appena il 5% i crediti a un sistema che ha bisogno di un volano decisamente maggiore. Di questo il governo è ormai più che consapevole, e se la premier Meloni ha chiaro che Draghi non l’ha lasciata nelle migliori delle condizioni per gestire il Pnrr, in quello stesso pacchetto c’è Scannapieco e la conduzione pesante della Cassa.
D’altra parte, è lo stesso Ad ad autodenunciare il suo affanno, dichiarando ieri durante la presentazione dei risultati, che Cdp investe nel Mezzogiorno più del sistema bancario, come se un tale raffronto con le debolezze degli istituti privati possa costituire un metro di paragone accettabile. Poi, certo, la Cassa si salva con le tradizionali leve, come il risparmio postale che è rimasto stabile a 281 miliardi.
E altrettanto arrivano in automatico i dividendi, pari a 1,6 miliardi di, in aumento rispetto al 2021 principalmente per il maggiore gettito di Eni e Cdp Equity. Ma i ricavi netti sono solo 0,2 miliardi, in riduzione rispetto al 2021.