Ancora scontro tra magistratura e politica. Piercamillo Davigo torna a puntare il dito contro i fenomeni di corruzione nella politica. E l’affondo è durissimo: “La classe dirigente di questo Paese quando delinque fa un numero di vittime incomparabilmente più elevato di qualunque delinquente da strada e fa danni più gravi”, ha detto il presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati durante la lectio magistralis al master in prevenzione e contrasto della criminalità organizzata e corruzione dell’ Università di Pisa. “C’è stato un decadimento qualitativo della classe dirigente politica – è l’analisi dell’ex membro del pool di Mani Pulite – basta osservare la sintassi del dibattito politico. Il problema è che la classe politica che c’era allora non ha pensato alla successione”.
“Dire che i magistrati devono parlare solo con le loro sentenze equivale a dire che devono stare zitti”, attacca ancora il numero uno dell’Anm, in evidente riferimento alle parole di Matteo Renzi che il 5 aprile, nel suo solito #Matteorisponde, diceva: “Oggi leggo sui giornali: Renzi accusa i magistrati. Ma dove? Noi incoraggiamo i magistrati a fare veloci, che parlino con le sentenze, noi più sentenze ci sono e più siamo felici”.
Inevitabilmente, sono arrivate le repliche alle parole di Davigo. Questa volta a parlare non è stato direttamente Renzi, ma il vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini: “Le dichiarazioni del presidente Davigo rischiano di alimentare un conflitto di cui la magistratura e il Paese non hanno alcun bisogno – afferma Legnini – tanto più nella difficile fase che viviamo nella quale si sta tentando di ottenere, con il dialogo ed il confronto a volte anche critico riforme, personale e mezzi per vincere la battaglia di una giustizia efficiente e rigorosa, a partire dalla lotta alla corruzione e al malaffare”. A difendere Davigo, invece, il Movimento cinque stelle che si è schierato apertamente dalla parte del presidente dell’Anm.