di Angelo Perfetti
Da uno che ha parlato apertamente di rottamazione dei vecchi personaggi e dei vecchi schemi ti attendi una sorta di rivoluzione. Non quella alla Grillo, ovvio, visto che l’ascesa di Matteo Renzi fonda proprio sul primato della politica sul populismo. Una politica giovane, fresca, diretta, pane al pane e vino al vino. Per questo Renzi ha convinto milioni di elettori del Pd, fatto breccia nelle simpatie dell’intero arco di centrosinistra e rosicchiato più di qualche consenso anche nel centrodestra. Ma quel messaggio di chiarezza, a pochi giorni dalla sua consacrazione a leader del Partito democratico in qualità di Segretario, si è annaccuata. Al limite da far venire i sospetti di inciucio. Già proprio la definizione più lontana dalla filosofia renziana della prima ora. Eppure alcune mosse del sindaco di Firenze sembrano portare il ragionamento verso quella tattica da Prima Repubblica della quale gli italiani hanno le tasche piene.
La strategie
Partiamo dalla fine. Le tre proposte elettorali, a ben guardare, non sono un’apertura al dialogo in quanto tale, ma una democristiana mossa per non scontentare nessuno e lasciare le carte della decisione agli altri tenendosi la livrea da mazziere. Una politica nuova avrebbe richiesto chiarezza e trasparenza, una proposta univoca sulla quale magari poi attivare quel dialogo istituzionale indispensabile per arrivare ad una soluzione condivisa. Ma proporre tre cose è come non proporre nessuna. E Renzi, che stupido non, questo lo sa. Dunque a che scopo farlo, se non per capire quale tavolo offre la posta più alta? Per far scoprire gli altri giocatori e costringerli a far vedere le carte? Intendiamoci, non si vuole criticare la mossa politica in quanto tale, che può anche essere figlia di u a strategia vincente. Ma il metodo usato, che certo non è quello del “pane al pane e vino al vino”.
Stessa filosofia nel mettere sul piatto della discussione tanti temi contemporaneamente: legge elettorale, riforme istituzionali, Bossi-Fini, Ius soli, coppie di fatto… Una marmellata ad orologeria, buona soprattutto per far saltare gli equilibri all’interno della maggioranza e magari trovare un accordo col nemico di sempre, Silvio, per arrivare alle urne. Che sono l’unica soluzione praticabile, in verità, per far uscire dall’impasse un’Italia aggrovigliata come un Laocoonte nelle spire della burocrazia, del debito pubblico e dell’immobilismo parlamentare. Ma è proprio per questo che a Renzi viene chiesto di essere diverso, di dire apertamente se le elezioni sono l’unica strada percorribile e di non tirare il sasso e nascondere la mano.
Le critiche
Per la portavoce del gruppo Forza Italia alla Camera dei deputati, Mara Carfagna, “Renzi ha proposto un`agenda di sinistra, innanzitutto, per rimarcare che il Pd è il vero e unico azionista dell`esecutivo, e poi per `creare` quel casus belli, vedi alla voce unione civili e abolizione Bossi-Fini, che porterà alla rottura della fragile maggioranza, quindi alle elezioni Il percorso è stato segnato con chiarezza dal segretario del Pd. E` ormai chiaro, Matteo Renzi – osserva – vuole le elezioni politiche in primavera. In questo processo di autodistruzione della maggioranza che sostiene il governo Letta, Forza Italia può solo ribadire con forza la necessità e l`urgenza di modificare la legge elettorale. Vera e unica riforma – conclude – che questo Parlamento può fare a larga maggioranza”.
Che Renzi non vegna visto come il nuovo che avanza ma come una rivisitazione mascherata del vecchio modo di fare, lo esplicita il Movimento 5 Stelle: “Non chiudiamo la porta in faccia ma in questo momento cosi’ grave bisogna occuparsi di ciò che preme ai cittadini, il rilancio dell’economia. La nave sta affondando, non è il momento della propaganda”. Il senatore 5 stelle, Michele Giarrusso risponde all’appello di Renzi. “In questo momento – ha aggiunto – il governo continua in una rotta che porta al naufragio e continua a dare soldi alle banche in maniera occulta”.