“Il mio pronostico è: io che vinco, secondo Truzzu e terza Todde”. Perché Lui non ha incertezze. “Certo, lo penso seriamente, non sto qui a perdere tempo”. Perché Lui non ha ripensamenti. Lui è l’ex governatore della Sardegna ed eurodeputato Pd, Renato Soru, già signore e padrone di Tiscali, il numero tre di questa tesissima campagna elettorale, accreditato fino a quando i sondaggi erano pubblicabili (vedi pezzo in basso) di un consenso attorno al 10%. A sostenerlo una variopinta coalizione di liste che vanno da Rifondazione Comunista ad Azione, da Liberu, a +Europa e Vota Sardigna, molte delle quali hanno potuto partecipare a queste amministrative senza raccogliere le firme necessarie, grazie all’“aiutino” di consiglieri regionali di centrodestra. “Adesioni tecniche” in Consiglio regionale, si chiamano in gergo. In pratica la destra che aiuta un po’ di sinistra a battere la sinistra.
Se la spunta Truzzu Renato Soru avrà fatto perdere il Centrosinistra. Se passa Todde sarà stato irrilevante.
Non certo un bel biglietto da visita per Lui-Soru che rivendica di essere quello che combatte “la pochezza e la debolezza di un modo di far politica dei partiti nazionali che pensano di poter imporre i loro esperimenti ai territori, di poter giocare al piccolo chimico sulla pelle degli altri”, come ha dichiarato ieri. Domenica si concluderà una competizione all’ultimo voto, ma che comunque già oggi ha due certezze: Lui-Soru, qualunque sia l’esito, non arriverà primo e altrettanto sicuramente ha già perso. Anche se non lo ha ancora capito. Perché Lui-Soru, dicevamo, non è persona che torna sui suoi passi, anche se la strada porta dritta, dritta contro un muro.
Se infatti domenica prevarrà il candidato di centrodestra, Paolo Truzzu, Lui-Soru porterà per molti anni il marchio di colui che ha fatto perdere la sinistra, nonostante le praterie lasciate all’opposizione dagli sfaceli dell’uscente Christian Solinas. Se vincerà Alessandra Todde, sarà la prova-provata della sua ottusità politica. Un gioco a somma negativa, chiaro a tutti da tempo. Ma non a Lui. Del resto, chi lo conosce lo sa: per temperamento, impostazione, autorappresentazione, Lui-Soru non è incline all’autocritica. Perché sbaglia mai. E chi osa metterlo in discussione, diventa un “nemico”.
Per capire il personaggio, basta la cronaca di quanto successo due giorni fa negli studi della TgR Sardegna durante l’ultimo faccia a faccia tra candidati. I primi 10 minuti di quella registrazione gli italiani non li vedranno mai, perché sono stati tagliati, cancellati. E non sono andati in onda, perché Lui-Soru è andato in escandescenza con il giornalista della Nuova Sardegna, Umberto Aime (decano dei cronisti politici sardi), chiamato a porre le domande assieme ai colleghi de L’Unione Sarda e dell’Ansa. Una vera e propria crisi isterica che La Notizia può comunque raccontarvi nei particolari. Gli screzi tra lo staff di Soru e Aime erano iniziati già in mattinata, quando l’entourage dell’ex presidente aveva rinfacciato ad Aime di essere stato troppo accomodante con Elly Schlein in un articolo. E chiedeva che a Soru fosse riservato lo stesso trattamento. Una polemica che appariva chiusa quando Soru e il giornalista si sono ritrovati negli studi televisivi. Ma che invece sopita non era.
Mr. Tiscali ha lamentato la scarsa presenza della sua coalizione sui media sardi
È infatti riesplosa quando Aime ha posto la prima domanda: “Dal punto di vista politico, cosa non sopportate dei vostri avversari?”. L’ex padrone di Tiscali ha subito lamentato la scarsa presenza della sua coalizione sui media sardi, a vantaggio, invece, di ministri e leader nazionali di partiti arrivati in Sardegna per la campagna elettorale. Poi ha contestato il fatto che il quotidiano di Aime avesse ignorato gli eventi della sua campagna elettorale. Quando il giornalista è intervenuto a difesa della libertà e professionalità della categoria (“Le critiche sono normali, l’accusa indiscriminata ad un’intera categoria no”, spiega Aime), Soru è esploso. Ha iniziato a urlare furiosamente e a inveire, dando ad Aime del “maleducato” e dell’“indegno a occupare quella poltrona da giornalista”.
Il tutto davanti a decine di persone sbigottite. Il parapiglia è durato una decina di minuti. Alla fine, per decenza, i quattro candidati hanno optato per la cancellazione di quanto fin lì avvenuto e per ricominciare la registrazione da capo. Ieri il Cdr della Nuova Sardegna ha stilato un durissimo comunicato nel quale “stigmatizza l’aggressione verbale nei confronti del collega Umberto Aime che, davanti alle telecamere, è stato offeso senza motivo”. Crisi isteriche a parte, Lui-Soru andrà avanti senza sentire nulla e nessuno. Il suo sogno? “Vogliamo costruire una storia nostra che nasce, ha cuore e gambe in Sardegna, e che non è nella disponibilità di nessun potere romano”. Una storia che però è nella sua di disponibilità. Perché Lui è Soru.